• Uno sguardo al Cielo

    Istanti d'assoluto - Romanzo di fantascienza






    Capitolo 1 - Tempi e spazi



    Stava vivendo miliardi di istanti. 
    Sparsi a loro volta nei miliardi di tempi in cui era "presente sul posto".
    Figlio di un Universo violento, parte di quel Cosmo in ogni suo più piccolo antro...
    Fu in quel momento che in uno di questi angoli remoti, un'infinitesimale porzione di vastissimo seppur finito spazio-tempo, vibrò.

    Una piccola parte di sé, carpì il momento. 
    Tra le proprie non quantificabili porzioni,  sparse nell'intero arco temporale di quell'Universo a due polarità, si manifestò in quell'istante-spazio, come un onda, morbida e calda, che lo avvolse in tutta la sua complessità di entità slegata da tutto.
    Si lasciò trascinare da quell'onda emozionale, fin dentro il momento stesso che l'aveva da poco generata. Fino al pensiero stesso da cui aveva preso forma, diventandone informazione.
    Lo vide, ora. Ben nitido.

    ...un pianeta...

    Sul quale, miliardi di esseri, minuscoli ai suoi occhi, si affannavano a restare vivi.

    Un'altra piccolissima parte di quel tempo, fatto di un unico presente a lui percepibile, in uno stesso medesimo istante, in ogni suo più piccolo anfratto...anch'essa vibrò.
    Un numero incalcolabile di atomi, legati imprescindibilmente al vastissimo spazio a lui accessibile, fu scosso da un chiaro segnale.
    Era giunto alla fonte. 
    All'ancestrale sensazione che l'aveva mosso a concentrare in quel briciolo del tutto, una buona parte del suo essere.

    L'origine di quel pensiero primordiale che lo incuriosì, adesso era lì, davanti a lui...



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    Certo che...un quarto d'ora per parcheggiare l'automobile, dopo un viaggio di 10 minuti per rientrare dal lavoro, è un chiaro paradosso di questa società.
    Stava stramaledicendo l'agente immobiliare che l'aveva convinto a prendere quel "comodo trilocale" in periferia, mentre scaricava la spesa dal bagagliaio dell'autovettura ancora ansimante per bocca di una ventola di raffreddamento che non voleva fermarsi.

    Si fermò lui. 
    Ascoltò l'agonia di quel rumore ripromettendosi per l'ennesima volta di mettere in cima alla lista delle cose da fare, l'urgenza di cambiare l'ormai quasi antico automezzo.
    Scuotendo la testa, tra sé e sé, bofonchiò qualcosa all'indirizzo di un'altro rumore prodotto dall'auto.
    Quel singolo, stonato sibilo della chiusura centralizzata che, una volta, era un doppio "tweet" elegante e secco, ed ora sembrava solo il rantolo di un apparecchio a batterie scariche.  

    Arrivò al portone, prese i due sacchetti ecologici e fragilissimi con una sola mano e, con l'altra, tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi di casa, aprì il portone e rimise le chiavi in tasca. Quindi salì i due piani di scale a piedi... 


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    Era una domanda così popolare in quell'angolo remoto della totalità,  che quella forza d'energia-pensiero si rese "udibile" stranamente anche nella  natura profondamente diversa delle cose di cui la sua essenza era/è/sarà composta.

    Focalizzare una maggior attenzione su quel non raro avamposto di "vita", comprenderne globalmente l'intera particolarità e storia, visualizzando con piena coscienza la domanda...
    Fu questione d'un brevissimo istante. 

    Che da quel momento rimase scolpito nello spazio e nel tempo.

    In una frazione d'attimo talmente breve da non essere  misurabile in "tempi terrestri", ebbe piena coscienza dell'intera esistenza di quell'angolo di spazio-tempo, nelle sue più piccole sfaccettature.
    Scavò nelle proprie profondità, e ne trasse una vibrazione. Poi un'energia e quindi un pensiero.
    Prima, dopo e durante...ne sviluppo un'azione.

    Si concesse lunghi minuti, in vari spazi e tempi, per assaporare ciò che si accingeva a sperimentare.
    Lui che praticamente era ovunque , tutto sapeva, da sempre e per sempre era/è/sarà...quasi si "stupì" di questa opportunità d'accedere a qualcosa di  nuovo e sconosciuto.

    L'intero Cosmo fu scosso da un fremito.


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    Stanchezza da lavoro.
    Stress.
    Giornata autunnale, umida e piovosa, quella appena passata.
    Due sacchetti pieni di proteine e bevande gassate.
    Il solito tentativo di tirare fuori le chiavi di casa, senza appoggiare a terra nessuno dei due eco-pericoli pronti a cedere alla loro fisica di "compromesso malcompreso".
    Giù, al portone, era andata bene.
    Mentre armeggiava con la tasca dei jeans, alle sue spalle apparve la vicina di casa.

    La Signora Madinverno vedova Sgambetta, che stava sicuramente già guardando dall'occhiolino della porta sin da quando aveva udito aprirsi il portone d'ingresso al palazzo, era in fondo una nonnina gentile.
    Lui le offriva spesso una mano a portare la spesa, era educato con lei, ogni tanto si fermava a fare due chiacchiere.

    La vecchina lo salutò.
    -Buonasera...-

    Si girò di tre quarti, toccando leggermente uno stipite in marmo della porta di casa con uno dei due sacchetti, mentre la mano, imperterrita, ravanava in tasca cercando la chiave dell'appartamento.
    Il tempo di una mezza risposta...
    -Buonas...-

    La sensazione d'allarme improvvisa, cessò dopo pochi attimi. Intuì esattamente il pericolo.
    Un pensiero "inutile" l'accompagnò:

    - Ti prego, non ti rompere... -

    Troppo tardi. 
    Uno dei due trappolini in eco-mais cedette.
    Il tintinnare di una bottiglia di passata di pomodoro sul marmo del pianerottolo, gl'irrigidì i muscoli.
    Ad accentuare l'inutile contrazione istintiva, ci si mise anche la posizione della Madinverno tra lui e la bottiglia che rotolava verso i gradini.

    Quand'ecco che, finalmente, all'iniziale sgomento si sostituì, pur con palese ritardo, un goffo tentativo di salvataggio.  
    Nell'opposto istinto d'intervento "a prescindere", appoggiò a "velocità/luce" l'altro sacchetto a terra,
    quasi travolse la vecchina in "slalom stretto sul paletto" e infine frenò i due passi di corsa appena compiuti mentre, abbassandosi verso l'obbiettivo, piegava gambe e busto.

    Un gesto meccanico terminò la scena, quando protese la sua mano in uno scatto improbabile quanto eccessivo.
    Rischiando lo strappo muscolare nel tentativo estremo di non far rotolare la bottiglia fin giù per le scale,quasi si tuffò sul pericolo, pronto con l'altra mano ad avvinghiarsi alla ringhiera che delimitava l'angolo tra scale e pianerottolo...in caso di frenata lunga.

    Tutto inutile.

    La variazione dello stato sonoro che accompagnava il moto della bottiglia, interruppe a metà  il tardo ma ancor probabile salvataggio in extremiis, sciogliendosi in tragedia.
    Quello squillante, quanto carico di speranza  "tlink...tlonk...sdleng" accompagnato da rimbalzi propri ad un pallone da rugby, passò improvvisamente ad un inequivocabile e definitivo "spluoff"a pochi centimetri dalle scale in discesa verso il piano inferiore.
    L'inerzia del rimbalzo si perse così in un rosso rigagnolo che mollemente imbrattò gli scalini, mentre la vedova Sgambetta sottolineava, con la prontezza inopportuna propria della senilità, una già palese e fastidiosa evidenza.

    -Ussignur...s'è rotta...-

    Tutta la gentilezza, la beneducazione, il sopportare i noiosi discorsi di quella vecchina...per un attimo, tutto questo rischiò di mutare in velenoso astio.
    Il sacrosanto  fare inorridire l'amabile anziana,con un "mavaff'...'anculovah" in direzione della bottiglia crollò su se stesso solo un attimo prima di librarsi nell'aria termoautonoma della scala C.
    In quel momento la vegliarda l'avrebbe inteso all'indirizzo della propria persona, dal tono con cui sarebbe rimbombato tra le scale.

    Fece un respiro profondo, per far richiudere i pori in tenuta da guerra.

    -Ehh si, signora Crocefissa. Quando la fisica fa incontrare un punto di rottura e le giuste forze concentrate in quel punto...la rottura non può che avvenire.-

    Aveva scoperto da tempo che pronunciare frasi per lei incomprensibili, la metteva in difficoltà quel tanto che bastava per creare una via di fuga.
    Che era quello di cui aveva bisogno in quel preciso momento.
    Approfittò così del preventivato zittirsi della nonnina.

    - Signora, ora la saluto, che devo pulire 'sto disastro e poi dedicarmi alle faccende di casa... -

    Senza attendere una risposta, aprì la porta poggiando il sacchetto superstite a lato del frigorifero. Quindi ne prese uno integro dove trasferire i viveri sparsi sul pianerottolo.
    Scopa, paletta e l'immancabile vedova, la quale aveva bellamente ignorato il saluto di poc'anzi, gli furono compagne nel riparare al danno.
    Mentre le parole della vicina si perdevano nell'ovattata indifferenza, propria di chi si sta concentrando su tutt'altro, un veloce pensiero gli passò tra le  sinapsi.

    -Appena finito qui, voglio scrivere qualcosina in quel sito internet di ufologia.-

    Ebbe, per un attimo, una netta sensazione d'urgenza legata a qualcosa che lo aspettava nell'immediato futuro, ma ne colse a malapena gli sfocati contorni e non le diede alcun peso.

    Si rese però conto che la sensazione si era trasformata in movimenti più rapidi, e rimase stupito di come quell'automatismo parve andar contro a ciò che la sua reazione conscia aveva appena dettato.
    Stranamente, quella voglia di scrivere, sembrava non dipendere solo dal suo entusiasmo.
    Una sensazione netta e alquanto strana.
    Scosse la testa.

    Proseguì nel non dare peso all'improvvisa sensazione, ma si sentì comunque "opportuno" a non frenare quella lena, subconsciamente palesatasi.
    Aveva voglia di rilassarsi e finire quella lunga giornata di tensioni più o meno sfibranti, conclusasi con la murphyana...ciliegina sulla torta.
    Sorrise, pensando che se fossero state delle ciliegie, anzichè passata di pomodoro, a quest'ora avrebbe dovuto recuperarle sino al pian terreno.

    Finalmente terminò, accomiatandosi dalla signora Crocefissa Madinverno vedova Sgambetta, che lo aveva seguito e parlato per tutta l'operazione.

    - Signora Crocefissa, vado a farmi una doccia e... tutto il resto. Buona notte.-

    Si sentì quasi in colpa, mentre chiuse la porta di casa alle spalle, quasi sottraendosi a quelle chiacchiere che la dirimpettaia avrebbe protratto volentieri.

    S'accese lo spinello che aveva sapientemente preparato in ufficio, e si sedette mollemente sulla poltrona. Accendendo la tv, gli venne in mente che si era riproposto di iscriversi al forum su internet.
    Si diede 5 minuti. Il tempo di finire le rilassanti boccate di fumo.

    Ripensò alla signora Crocefissa.
    Il nome non comunissimo e dal suono così sgraziato della signora Madinverno, rischiò di trasformare l'educato sorriso in smorfia malcelata, mentre lo pronunciava ad alta voce.
    Una buffa scenetta si materializzò nella sua mente.

    Un'anziana, su una croce ben piantata in cima ad una collina.
    Dei fiocchi di neve che pian piano iniziano a farsi fitti.
    La vecchina che si schioda, scende dalla croce e comincia a correre giù per la vallata.

    Crocefissa..Ma d'inverno Sgambetta.

    Si piegò letteralmente in due dalle risa. Nella foga del gesto, il posacenere cadde a terra, frantumandosi in mille pezzettini di bianca ceramica, una nuvoletta di cenere e una decina di mozziconi sparsi qua e la sul pavimento.
    Recuperò subito il mezzo spinello superstite, e lo poggiò sul posacenere, stavolta in plastica, a fianco al computer. Si risedette sulla poltrona.

    Giustizia Divina?

    Rise ancor più di gusto.
    Crocefissa Madinverno vedova Sgambetta.
    Il destino ha un sense of humor a volte veramente di primissima qualità!
    Queste si che sono sfighe, altro che una bottiglia e un posacenere frantumati!

    Liberò nuovamente un'altra sonora risata, essendosi reso conto di quanta poca cattiveria v'era in questo suo ridere della vecchiarella.
    Si alzò, lanciò la giacca sul divano, proprio mentre un pensiero sorto dal nulla lo rivesti nuovamente di quella stranissima urgenza di "affacciarsi sul web".

    Accese il suo portatile. 
    Quindi s'infilò sotto la doccia.

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    Quante potevano essere le forme viventi dotate di fisicità che si erano fatte la medesima domanda, in tutti quegli spazi e quei tempi in cui poteva liberamente muoversi?

    Consultò ognuno degli atomi di cui era fatto.
    Ognuno dei piccolissimi frammenti che componevano la sua consapevolezza.
    Ciascuno di quei minuscoli e più piccoli "individui" del Cosmo era altresì un indipendente "coscienza di sé", come ogni altro atomo dell'universo.

    Non erano in molti, a saperlo. 

    Ancor meno coloro i quali ne padroneggiavano la singola essenza, all'interno del proprio "corpo", fatto di miliardi e miliardi di quelle "piccolissime coscienze di sé".
    Notò come questa capacità d'interloquire tra la sua individualità sistemica e il sistema di individualità atomiche che la componeva, fosse una sua peculiarità.
    Ancora una volta, non ultima d'infinite volte, si sentì...unico e potente.

    Quante forme senzienti, in questo Universo, erano consce di questo come lo era lui?

    Quante di esse vivevano in Uni-verso, senza comprendere come questo limite di "mono-versalità" fosse un limite solo per loro?

    Di tutte le forme viventi dotate di fisicità, solo qualche sporadico Organismo Idrogeno dei pianeti nelle galassie anulari, sembrava aver raggiunto livelli di conoscenza e tempi evolutivi necessari a padroneggiare questa certezza.
    In verità, proprio il limite temporale della breve vita nelle forme biologiche, gli pareva essere il loro vero ostacolo alla totale consapevolezza di sé, nel tutto.

    Pensò a quanto fosse differente il proprio "vivere".

    La vastità degli spazi che stava contemporaneamente occupando, era pur sempre un briciolo d'Universo, ma la sua "coscienza del tutto" ne abbracciava l'intera, composita natura.  
    La simultaneità di tempi presenti in cui stava scrutando, si perdeva in un ancor più grande concetto di quanto possa esserlo l'Universo stesso.
    La possibilità di spiegarne l'intera sua essenza ad una qualsiasi creatura biologica di quella galassia era, ad ogni modo, molto più che una grossa sfida. 
    In realtà, una scommessa già definitivamente persa in partenza.
    Ma forse...

    Volle tentare lo stesso, più che altro..."per gioco".
    Decise di rispondere a quella domanda così immensamente più grande delle capacità di comprensione degl'esseri che ovunque, nello spazio e nel tempo, la stavano/l'avevano/l'avrebbero formulata. 
    Ma, prima, si volle crogiolare ancora un po' nell'idea di ciò che stava per fare. 

    Assaporò la grandezza che avrebbe regalato al "qualcuno scelto a caso".

    Godette nell'aspettativa dell'esperienza che lo stava attendendo. 
    Un piccolo cassetto, dell'infinita memoria, in cui inserire una storia impossibile. 
    Un parto improbabile, nato da quella piccola parte di sé, schiava di una noia infinita e immutabile.

    Non resistette oltre.
    Incrociò una sola vibrazione del suo essere, con un'emozione umana, collegata ad un singolo pensiero.

    Due "realtà" diversissime vennero a contatto.
    Una ben conscia dell'altrui essenza, dell'altrui inadeguatezza all'enormità del confronto.

    L'altra "realtà"...invece...

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    Tossì.
    Forse quel batuffolo di marijuana recuperata al parchetto sotto casa, era davvero "buona" come il giovane nordafricano che gliel'aveva venduta aveva giurato più volte.

    Si sedette sulla poltroncina nera, e mosse rapidamente le dita sulla tastiera.
    Poche parole, dette ad alta voce, tra sé e sé:

    - Eccola qui..."Secondo voi, come vivono gli alieni?". Mi sa che è la volta buona che mi iscrivo e lascio il mio primo commento.-

    La discussione lo istigava. Non era molto che s'era affacciato al variegato mondo dei forum, anche se da anni ne leggeva avidamente le mille venature colorate che, l'umana natura, sembrava distribuire a casaccio nelle menti dei singoli individui. 
    Sentiva che era arrivato il momento di partecipare.
    Si focalizzò su quello che voleva scrivere, e si registrò al sito.

    Buttò lì un commento di cui appoggiò le basi su concrete certezze scientifiche. Poche righe.
    Non era per niente soddisfatto.
    Cancellò tutto.

    Lasciandosi cadere all'indietro, si concesse ad un'approfondita analisi intima, da cui cercò di trarre un proprio parere. 
    Provando  ad allontanarsi da ogni banale retorica, ripulì un sacchetto di patatine e terminò una bibita in lattina.
    Spense lo spinello nel posacenere, stavolta di plastica, dopo aver fatto gli ultimi due tiri.
    In tutto il "già detto" che, ostinatamente, non pareva voler lasciar libero il pensiero ad una propria concezione delle cose, ripeté mentalmente la domanda.

    - Secondo voi, come vivono gli alieni?...-

    Qualcosa d'interessante sembrava apparire nella mente, tra gli ultimi fumi di cannabis.
    Una finestra sbatté, facendolo trasalire. 
    Fece per alzarsi e andare a chiuderla, quando si senti improvvisamente "sprofondare in sé stesso".
    Una sensazione mai provata prima, che tentò d'arginare.
    Riuscì a posticipare di qualche istante il vorticoso baratro che vedeva concretamente di fronte alla propria coscienza.

    Uno sussurrato sibilo gli uscì dalle labbra, avvolte da un pallore che fortunatamente non poteva vedere.
    - Che ca...? Che...? Cosa sta succedendo...?...- 

    Affrontò il tunnel che scaturì da quell'improvviso quanto impressionante senso di svenimento, convinto che il Marocchino stavolta gli aveva venduto un'erba davvero fuori dal comune.
    Si concesse l'ultimo barlume di contatto col proprio corpo accertandosi di essere ben saldo sulla poltroncina in pelle...

    Poi, il viaggio iniziò.

    ...quest'altra realtà sprofondò, per lunghi minuti, nell'imponderabile immensità del...tutto.


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    Capitolo 2 - Inizia il viaggio


    Stava concentrando il suo momento-energia su quel pianeta, in quell'istante di tempo, su un unico pensiero.
    S'allontanò  dagl'infiniti spazi, per sceglierne la singola porzione rappresentata da quell'essere umano.


    Il fulcro della sua anima, la sua più intima coscienza, prese contatto con quella del Terrestre.

    Era con lui. 
    Pervadendo l'interezza di quell'essere biologico, sentì dentro sé la concretezza di una forma fisica.
    Non era nuovo alla compenetrazione con un altro agglomerato senziente in "carne e sangue".
    Mai aveva però intentato questa connessione con un essere così inferiore a Lui.

    Nato intorno al trentacinquesimo miliardo di anni, dell'età del piano spazio-temporale in cui si stava intromettendo, apparteneva a quelle entità che anche per i Terrestri dei secoli futuri al suo sarebbero  state catalogate come:

    Civiltà di 3° livello.
    Tipologia: Civiltà Multiversali complesse.Si sanno muovere tra vari Universi e possono esistere indifferentemente sotto forma di massa, energia, spazio o tempo.Sono in grado di manipolare masse di materia ed energie a livello galattico.

    La vibrazione tra due esistenze che non potrebbero essere più lontane nella loro diversità, infine, si manifestò nel loro totale contatto.
    Nell'assoluta presenza di entrambi, negli stessi spazi di quella linea temporale.
    Con questa prima evoluzione di coscienza dell'ignaro terrestre, nacque una storia che millenni più avanti nel tempo, sarebbe entrata nelle memorie di buona parte degl'abitanti di questo Universo.
    E non solo...



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    Pianeta Terra. Anno 2014.


    Fu sconvolgente.
    Nella massima accezione del termine, moltiplicata per se stessa un numero altissimo di volte.
    Fin oltre l'illogicità e lo stesso concetto di determinazione delle cose.

    Fu ciò che neanche un lucido pazzo come H.P. Lovecraft sarebbe mai arrivato a concepire.

    Fu il tutto.
    Tutto insieme.

    Come prima cosa, la sua concezione fu "temporale".
    Non sapeva come, non sapeva perchè, ma era conscio di essere stato "preso" e guidato per mano da un "qualcosa". 
    Un'entità che proveniva originariamente da un punto nello spazio distante per lui 20 miliardi di anni nel futuro.
    Fece un balzo avanti nelle epoche, pari a quell'incredibile quantità di tempo. Con tutto se stesso avvolto in una sensazione di "esserci per imparare", vedeva scorrere davanti e dentro di sé un documentario  sul Cosmo.
    Avanzò velocemente verso epoche lontanissime dal suo presente di pochi istanti prima. Quello che aveva sempre percepito come "il poi", divenne velocemente "l'adesso", per scomparire altrettanto velocemente nel "ciò che fu".

    Un "Universo e mezzo" avanti nel futuro.
    Laddove una nascita cosmica lo fece spettatore ed infine lo strinse a sé, iniziando a svelargli il suo infinito sapere.

    L'essere che lo stava "guidando" si era materializzato come una condizione energetica durante una collisione tra buchi neri.
    Una peculiarità d'eventi  avvenuta in un punto dell'Universo attraversato contemporaneamente da un'emissione pulsar e da un irraggiamento gamma di una supernova enorme appena esplosa.

    La vibrazione energetica che ne scaturì, lo spaventò fin nel più profondo intimo dell'io.
    Talmente potente da creare una correlazione tra coscienze atomiche e radiazioni che le percorrevano, legando il tutto in un unico sistema di consapevolezza di sé che divenne essenza individuale, fu visibile in tutto il tessuto spaziotemporale del Multiverso che intuiva esserci oltre il suo singolo Universo.
    Quel Cosmo che fino a quell'istante aveva percepito come unico, si rivelo essere uno dei molteplici presenti nell'Ogniverso, di cui aveva ora una ancor velata, ma nuova consapevolezza.
    Tutto scaturiva dal nulla, e si formava come millenni di nozioni articolate, concretizzandosi nella memoria.
    Una capacità mnemonica potente, unica nel suo genere, tra gli esseri umani.
    Fuori da ogni descrizione che ne avrebbe saputo dare solo fino alla sera precedente.


    La spaventosa energia da cui scaturì questa singolarita onnisenziente, si materializzo in tutto l'arco spaziale e temporale, in ragione di una parte su 10 elevato alla 13° dell'intero tessuto di quell'Universo.
    Assimilò il concetto di "è sempre stato e sempre sarà" con un immediatezza sconcertante.
    Avrebbe valutato di trovarsi al cospetto di Dio, fosse stato un credente.
    Percepì invece che "il creatore" era uno dei pochi concetti che ancora gli sarebbe stato negato.
    Tra le sfaccettature di questa rivelazione negata, carpì una lontana ammissione.
    Il suo ospitante aveva coscienza piena di tutto ciò che riguardava "l'inizio di tutto".
    Ma non l'avrebbe condivisa con lui.

    Per un'attimo ebbe l'impressione d'aver sfiorato, per la prima ed ultima volta, colui che lo stava pilotando in tutto ciò.
    Avrebbe saputo, in seguito, che si sbagliava.
    Enormemente.


    L'impressione di pochezza che l'intera filosofia delle cose, vista con occhio umano, gli regalava in questo momento, lo fece sentire quasi schifato della propria "mortalità terrestre"...
    Si sentiva naufrago privilegiato, ammirato e immeritevole, tra le sfaccettature di quella pienezza coinvolgente che stava incredibilmente vivendo. 

    Ciò che non sapeva per adesso definire altrimenti, se non "superiore consapevolezza", si fuse col suo essere.

    Il "poco" che era stato sino a quel momento il suo sapere, divenne la base nella stessa percezione naturale della totalità delle cose.
    Ciò che per l'intera umanità è totalmente fuori portata,  in un tempo brevissimo, l'aveva trasportato nel mezzo di un reale "essere conscio appieno di ogni cosa". 

    Sentiva con una completezza sensoriale che mai avrebbe immaginato di poter possedere, tutto ciò che era "se stesso" e che ora dominava.
    Percepiva percorsi che lo portavano a potersi osservare accuratamente, in ogni cellula, in  tutto il suo corpo fisico.  Sentiva attivarsi, una dopo l'altra sconosciute connessioni con la profonda essenza che ora faticava a chiamare semplicemente "anima".
    Arrivò a sfiorarne la caotica natura fisica che componeva ogni singolo atomo, ed in ciascuno di essi, ora, riconosceva una "consapevolezza di sé" pressoché identica alla sua di essere umano. 

    Riuscì, infine, a seppellire il terrore iniziale. Davanti all'immenso fascino a cui era stato così inaspettatamente invitato, si lasciò finalmente andare all'incontrastabile "rapimento".

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    L'anima è quieta. Lunga e magica, la via. -


    Quelle parole ancestrali rimbombavano tra i pensieri, sino a sovrastarli completamente.
    Dettate da chissà dove, destinate forse a lui.
    Anche se l'impressione che facessero parte della fitta trama di eventi che costituivano l'ignoto, fu forte e chiara.


    Ebbe d'un tratto, come una rivelazione.  Non era beneficiario di un dono.
    La consapevolezza di essere al centro di un "gioco", fu netta come improvvisa.
    D'essere, lui stesso il centro del gioco, fu certezza con altrettanta immediatezza.


    Un gioco semplice, quasi banale.
    Solo una questione di domande, alle quali sarebbe arrivata una risposta pronta e totale.

    Raccolse tutto il coraggio che poteva, in una situazione ben oltre l'assurdo, rigirando a se stesso  semplicemente la domanda da cui era stato catapultato in quella fantascientifica situazione.

    - Ebbene...come sono fatti, allora, questi "alieni"?! -
    Avesse avuto ancora un corpo fisico, in quell'istante avrebbe chiuso gli occhi, impaurito dalla risposta che poteva arrivare a quella richiesta, così sfacciata e irriverente.

    Inaspettatamente, invece, un turbinio di forme e di pianeti si alternarono velocemente nella sua coscienza. Vorticose immagini di un Universo pieno di vita, in mille e più forme differenti, si fece spazio nella mente "moltiplicata" con cui stava vivendo questi istanti d'assoluto.

    Nell'abnorme semplicità della trama fondante dello stesso Cosmo, vide forme senzienti di materia biologica d'ogni foggia e dimensione. 
    Capì quanto il grado evolutivo terrestre poco importasse, rispetto all'impotenza delle forme biologiche tutte, nell'univocità del loro essere legate al fattore temporale.
    Capì che le distanze erano davvero enormi e i vantaggi al contatto tra mondi planetari diversi, solo una mera sfaccettatura ideologica senza alcuna utilità.

    Viaggiò, con tutto sé stesso, attraverso galassie remote...ed ovunque scorse miriadi di forme viventi.

    Scoprì che i "bipedi" si sviluppavano, curiosamente, solo a certe distanze dai nuclei galattici. 
    Apprese che gli unici esseri con scheletro che si fossero evoluti fino al viaggio nella galassia, erano creature erette su due arti, tranne pochissime eccezioni.
    Conobbe zone remote delle galassie, dove si trovano le forme biologiche più longeve.
    Lunghe esistenze, che scoprì possibili in quanto la stabilità geologica dei pianeti rocciosi e il "tempo relativo" ai cui ritmi vivono quelle entità fisiche, fa si che i tredici miliardi e tre quarti a cui noi Terrestri attribuiamo l'età dell'Universo,sia per loro un tempo paragonabile a milioni di miliardi d'anni.
    Concetti difficili, fatti propri in un'immediatezza sconcertante quanto lusinghiera.


    Visse attimi d'esistenza, muovendosi alla velocità di un insetto sulla superficie terrestre e si rese conto di quanto fosse "rallentato" il mondo umano, rispetto alla percezione di quel piccolo, ronzante esserino.
    Scoprì che alcune forme di vita avevano dominato importanti porzioni dell'Universo per miliardi di anni, altre per pochi minuti.
    Ognuna delle creature dell'Universo che conosceva, aveva interpretato questi periodi nei propri tempi vitali, con lunghezze sempre equiparabili alle migliaia di anni terrestri.
    La sua intera esistenza...o meglio, l'intera esistenza dell'Homo Sapiens, era ad esempio un battito di ciglia per l'essere che lo stava trascinando in quest'immane esperienza.
    Questo fu un concetto che troppe volte l'aveva affascinato, ma mai era riuscito a comprendere così profondamente, negl'aspetti più minuscoli della sua totalità.

    Vide la sua cara Terra, e la dominazione che inconsapevolmente subiva da sempre per mano di esseri "impercettibili".
    Coscienze che viaggiano a velocità superiori a quelle degli umani, ben superiori anche a quelle del moscerino che poco prima aveva avuto lo stupore d'impersonare, decidevano le sorti del pianeta da centinaia di miliardi dei "loro" anni.
    Si rese conto della semplicità del concetto, solo vivendone il manifestarsi attraverso un'esperienza decisamente mistica.
    Impercettibili per quanto veloci nel muoversi rispetto al nostro ritmo temporale, tanto quanto i Terrestri sono praticamente fermi al loro sguardo, costoro vivono esistenze lunghe intere Ere della Terra, portatori di una conoscenza ben più antica dell'Universo stesso...


    Comprese che le forme di vita biologiche sono onnipresenti in un sistema solare ogni decina, ma il loro sviluppo difficilmente s'incrocia...diviso da troppi fattori, nei loro destini.

    Divisi da tempi geologici differenti in cui i pianeti sono "abitabili".
    Divisi da piani temporali differenti anche dimensionalmente.
    Divisi da percorsi e tempi di vita quasi mai combacianti.
    Divisi da evoluzioni che molto raramente arrivano al viaggio interstellare.

    Ciononostante vide che molte di queste civiltà erano comunque giunte al contatto reciproco.
    Gli fu concesso d'apprendere che, in alcune galassie, quando due processi evolutivi lontani si formano su piani temporali e spaziali identici e lungamente stabili...si sono create immancabilmente "associazioni di pianeti".
    Vide tutto questo in un medesimo istante che compenetrava altri infiniti "quanti" di tempo e piccoli angoli dello spazio su cui il suo personale tempo giaceva.

    Si fermò a contemplare questo concetto, ch'era stato, fino a quel momento, così indefinito e fumoso.

    Il tempo. 

    Ne comprese la corposa...inesistenza.
    Partorita da un concetto che ora era chiarissimo nel suo essere evidente.

    Come pure, l'immodificabilità delle cose, sulle quali si srotolavano esistenze legate ad un singolo spazio-tempo che procede lineare, in una singola direzione, era per lui ormai palese. 
    Intimamente pieno di un fuoco ineguagliabile, che definire semplicemente "magnificenza" sarebbe stato un sacrilegio, si sporse verso concetti che mai mente umana aveva afferrato così concretamente. 
    Legò l'inesistenza del tempo lineare all'ineluttabilità di altri eventi, con un filo che in un solo attimo seppe circoscrivere concetti profondissimi.
    Concetti che in un intera vita umana non si sarebbe stati in grado d'elaborare.

    Conobbe l'ineluttabilità delle cause nate da effetti ormai incontrovertibili, dove il destino era lo stesso tessuto del Cosmo.
    Tessuto che sentiva essere l'evoluzione del limite a lui ancora invalicabile.
    Ciò che c'era "dentro", lo viveva come parte di se, di cui faceva a sua volta parte.
    In quegli spazi, sull'intero arco temporale nel quale erano presenti, sentì che anche lui era ora materia integrante e conscia dell'intera essenza di cui era composta e che contribuiva a comporre.

    Pura e limpida consapevolezza, che lo portò in visita ad un numero incredibile di forme di vita, sia corporee che eteree.

    Si lasciò cullare in un veloce "sommario" di quello che è definibile come "il tutto".
    Ma presto si senti attirato ancora dalla domanda che l'aveva iniziato a quel luogo di assolute verità.

    Un'attrattiva troppo forte, quella di scorgere anche le più remote coscienze di quel Cosmo in cui si sentiva già abile navigatore. Si lasciò andare allo scovare tutta la vita possibile, da quel momento in poi...

    ______________________________________________________


    Pianeta Terra. Anno 2872.
    Maurice rientrò nella sua lussuosa suite dalla rilassante doccia psionica appena goduta nella SPA dello splendido Hotel.
    Servizio accessibile. 
    Mentalizzare impostazione.

    Il messaggio olografico si materializzò al centro della stanza, appena dopo l'accensione automatica delle luci a diffusione tachionica che illuminarono a giorno la penombra della zona giorno di quel vero e proprio appartamento vestito da stanza d'hotel. 
    Un veloce pensiero solcò i miliardi d'impulsi neurali nel suo cervello.

    Il piccolo vano a sinistra dell'olovisore a parete, improvvisamente  si animò.
    Apparvero colori, sapori e odori.
    Suoni e alcune sensazioni tattili erano superflue, in quest'applicazione.

    Ne uscì un insalata mista.

    Condita di tutto punto, mescolata e servita in una splendido vassoio concavo dai bordi ricurvi.
    Il contorto e armonioso recipiente lasciava trasparire quella nota esotica ricercatissima dagli chef più blasonati, e semprepresente tra i dettagli di strutture d'elite come quella in cui alloggiava da qualche giorno.
    Mentre cercava di riconoscere a quale dei mondi alieni conosciuti potesse appartenere quella foggia color legno ma di consistenza metallica,l'immagine tridimensionale si protrasse verso di lui.

    Allungò una mano.
    Ma...inaspettato quanto improvviso, ebbe un sobbalzo.
    Istintivamente si tirò indietro, chiudendo il palmo a sé, mentre gli occhi si serravano, sino a stringersi.
    Lo sfarfallìo delle molecole d'insalatona mista che andavano materializzandosi, era cessato in uno schiocco luminoso a pochi centimetri dal suo viso.

    Quasi a drammatizzare ulteriormente l'accaduto, un gorgoglìo di disapprovazione partì dal suo pancione affamato.

    La scritta sullo schermo era inequivocabile:


    WINDOWS Real 2872Il sistema ha rilevato un rilievo rilevante. Nell'attesa che il tecnico a lei assegnato tenti, senza riuscirci, di risolvere il problema, siamo certi che gradirà un omaggio musicale che ci onoriamo di porgerle a titolo totalmente gratuito. Salvo commi: tre, sette, diciassei, millantacindiciaddue...


    Un pezzo "Ultra Heavy Disintegration Metal" dei Fondametallist, riempi la stanza di suoni incalzanti e pomposamente trionfali quanto brutali.

    Un sorriso spontaneo precedette la consapevolezza d'assoluta impotenza di fronte a quello che stava succedendo.
    Era ormai da qualche anno che gli attacchi al Sistema Linformatico Mondiale si sviluppavano in "sabotaggi ai servizi".
    Iniziava sempre così.
    Con quel delirio di
    chitarre quantospettriche, e il coro costante dei 15 membri della band, distorto da filtri biomolecolari di dubbia "nascita".
    Con quei messaggi di goliardica derisione, tanto cari ai "topi informatici" d'ogni epoca, Maurice sapeva che la protesta era ora in evidenza su ogni
    apparato Domoquantistico acceso e collegato al Global Core in quel momento.


    Quella del ROC era una delle poche aree ancora non pienamente protette dell'intera rete dati/gestione della società umana.
    Il ROC (Real Objective Creator), o "Creatore di Realtà Oggettiva", era tra le più recenti conquiste della ricerca tecnologica abitativa (Un tempo chiamata domotica).

    Dallo schermo olografico di casa, con una semplice applicazione, si potevano creare oggetti reali.
    La gamma era per ora limitata al cibo, agli arnesi erotici, ai vestiti e poco altro.
    Tutto merito della Molecolarizzazione Temporanea scoperta una ventina di anni addietro.
    Oltre ad essere invenzione recente, la molecolarizzazione temporanea aveva nel suo nome il suo stesso "difetto".
    La scarsa durata (30 ore circa) dei prodotti ROC, ne limitava il campo d'azione a ciò che veniva "consumato velocemente".

    Il costo ancora elevato dell'apparecchiatura, faceva si che fosse ad appannaggio solo di strutture alberghiere d'eccellenza o persone molto abbienti.
    Maurice aveva un livello sociale elevato (Essendo un Ricercatore in Vibronica Massiva Multicosmologica) ma era pur sempre un semplice UDDAN.
    Si sentiva un privilegiato a poter godere di simili lussi, in una società che si stava chiaramente auto-distruggendo. E anche un po' colpevole, nel più profondo senso di coscienza. 


    Ogni UDDAN (uomo/donna/doppio/alieno/nullo) sul pianeta Terra dell'anno 2872, possedeva una sua mappa sociale impressa nel DNA.
    Livello sociomatico internazionale, generalità, genealogia, permessi d'accesso, crediti e debiti sociali; tutto quello che riguarda ogni singolo individuo lo si poteva apprendere, avendone i diritti sociali, semplicemente avendo un livello superiore al suo.

    Era stata questa netta divisione in livelli che si protraeva da 400 anni, a generare la guerra sotterranea al Sistema Linformatico Mondiale, anche conosciuto come Global Core.
    Miliardi di persone erano escluse dalla maggior parte dei servizi, causa il loro basso Livello Sociomatico.
    Il denaro non esisteva più da tempo immemore.
    I Crediti Sociomatici  basati sulla propria appartenenza media genitoriale, e soprattutto su ciò che si era riusciti a fare per la Società in virtù di valutazioni a dir poco "fantasiose", era ciò che generava il diffuso malcontento.
    Ma il sistema globale si reggeva su questo "curriculum sociale prenatale" ormai da troppo tempo, per essere intaccato facilmente.
    Ogni atto indirizzato al danneggiare il sistema sociale vigente, se accertato da una corte popolare (sistematicamente prezzolata), era destinato a generare sentenza di esilio dal pianeta.
    Moltitudini di povera gente, finivano così, da centinaia d'anni, a rimpinguare le mortali legioni di lavoratori nelle miniere di mezzo Sistema Solare.

    Tutto ciò, secondo la Costituzione Mondiale.

    Purtroppo la natura umana era riuscita a stravolgere in peggio, nei secoli, anche questo ennesimo tentativo di creare "regole per una società equa".
    La protesta andava avanti da più di 200 anni e sembrava arrivato ormai il momento in cui tutto sarebbe crollato su se stesso, in un'anarchia totale e ingovernabile.
    Probabile transizione fatta di drastica riduzione della popolazione mondiale e presumibile arretramento socio/culturale, che avrebbe avuto la durata di almeno altri due secoli, secondo la maggior parte delle ricerche operate in merito.


    Le mille e frammentate organizzazioni "rivoluzionarie", erano gruppuscoli di hacker allo sbando, fino a pochi anni prima.
    Ma da qualche tempo, una nuova compattezza della protesta mondiale sembrava muovere le azioni della lotta di classe.
    A poco meno di 130 anni all'inizio del Terzo Millennio, sia sulla Terra, che sulla Luna (Terra 2, nel linguaggio comune), che su Marte, la rinata protesta organizzata pareva minare il sistema alle fondamenta, più forte di come non fosse mai stata.

    Ma quante volte era già successo?

    Mentre si poneva questa domanda, dandosi risposte e date storiche, Maurice sentì nuovamente brontolare il suo stomaco vuoto.

    Sarebbe sceso volentieri al ristorante dell'albergo, ma era quasi certo che l'attacco al GlobalCore (Il "WorldWideWeb" sino al 2670), avesse creato danni ovunque, nei dintorni.
    Era meglio evitare i teletrasporti interni dell'albergo, che probabilmente sarebbero stati, comunque, già bloccati.


    Non ultimo, mancavano pochi minuti all'appuntamento.
    Stava per andarsene. 
    Lontano.
    Molto più lontano di dove fosse mai andato.

    Non poteva assolutamente rischiare che...non lo trovassero.
    Si sdraiò sul comodo letto e lasciò correre i pensieri.
    Un po' per ingannare l'attesa.
    Molto di più, per non sentire il senso di fame che sapeva essere, al momento, insaziabile.
    Ma, soprattutto, perché non aveva nessun bisogno d'abbandonare la stanza per poter iniziare il suo viaggio.

    Passarono pochi minuti prima che si udisse un tonfo sordo. Tutta la struttura ebbe un sussulto. Alcuni oggetti nella stanza, caddero a terra.

    -Ecco, ci siamo...-

    _______________________________________________________________________________

    Anno indefinito. Vari Spazio-Tempo differenti.

    Ciò che lo tenne impegnato per un certo periodo, fu il curiosare tra le diversissime forme coscienti di pura energia che animavano lo Spazio.

    "Lesse" vibrazioni che comunicano tra loro da una galassia all'altra, percependone l'arbitrio totalmente libero e individuale.
    Una determinazione di sé sviluppata su due piani fisici differenti, uno dei quali ospita l'essere vibrazionale, e l'altro la comunicazione coi propri "simili".

    Sentì i pensieri dei filamenti energetici d'alcune nebulose, percepì l'eterea essenza di esseri pan-dimensionali, incrociò gli spazi e le apparizioni fugaci che le entità pluri-temporali distribuiscono in ogni singolo "presente".

    Abbandonò quasi sul nascere questa sua esplorazione delle energie pensanti, rimandandola al dopo. Decise che era il momento di dare sfogo alla vera curiosità che il suo essere uomo gli dettava.
    Quindi si diede all'esplorazione delle forme viventi dotate di una fisicità.

    Rimase affascinato dalle creature fisiche che, seppe in quel momento, essere le più longeve del Cosmo.
    Rare quanto diversissime dalla concezione di "vita" che aveva fino a quel giorno, queste forme viventi erano rocce, animate dalla duttilità dei metalli che le formavano.
    Rocce con una propria coscienza, molto più collettiva di quella Terrestre, che vivevano su 43 pianeti abitabili di tre sistemi solari vicini tra di loro.

    Erano partiti da 1 satellite di un pianeta gassoso, 5 miliardi e 300 milioni di anni prima, rispetto al suo tempo di terrestre del 2013 d.C..
    La civiltà più longeva dell'Universo, tra quelle a lui "contemporanee".

    Gli esseri che potevano però fregiarsi della palma di "più evoluti" tra le forme fisiche, erano incredibilmente una specie vegetale di un immenso pianeta roccioso...ovoidale.
    Le radici delle piante, percorrendo l'intera massa planetaria fino a profondità di centinaia di chilometri, avevano creato, in un processo durato 1 miliardo e mezzo di anni, una connessione tra loro.
    Connessione che durava da tempo lunghissimo.
    Nel seguente miliardo di anni terrestri, sono addivenute una coscienza singola, che forma, tra l'altro, l'organismo fisico vivente più vasto dell'Universo.

    Ubicata in posizione tale da generare la sua influenza sull'intera stringa di coscienza che attraversa gl'organismi vegetali di mezzo Cosmo, questa vera e propria "madre Natura", è ciò che di più vicino a un entità divina l'uomo possa immaginare.
    La "magia" è nella peculiarità raggiunta da questo organismo, di "annusare" il proprio costitutivo genomico laddove sia presente, percependone la presenza a livello quantistico.
    L'uomo del 3° millennio non è ancora in grado di capire appieno le meccaniche dei quanti, mentre quest'organismo le usa naturalmente, dalla sua "immotilità" di vegetale-pianeta, per comunicare e influenzare la crescita e la metamorfosi di qualsiasi altro vegetale presente in metà dello spazio, sulla sua intera linea temporale. 
    La linea temporale di cui anche la nostra civiltà terrestre fa parte.

    L'altra metà dell'universo su quella linea temporale, la vede assente.
    Prolifera, al posto del vegetale, una forma molto simile al corallo.
    Che si sviluppa però sulla terraferma, in ambienti atmosferici tra i più disparati.
    Questa forma non dispone di un "Dio" tra i coralli che ne possa favorire la sopravvivenza, influenzandone la stessa base quantistica di cui è composta "nell'infinitamente piccolo" come invece fa il pianeta-Madre Natura.

    Ebbe una specie di flash. 
    Un impulso a lasciar scemare ogni altro pensiero, per focalizzarsi in una serie di confronti che la mente pareva dettargli come obbligatori da affrontare, esattamente in quel momento. 
    Erano degli opposti fattori che, prepotentemente, stavano annullando le sue forze, calamitandole in una concentrazione che non riusciva a respingere da sé.

    ...

    Tempo o Spazio
    Avanti o Indietro
    Sopra o Sotto
    Vivo o Morto
    Acceso o Spento
    Positivo  o Negativo

    Si sentì parte di questa evidente dualità, quando si rese conto che era ciò di cui era composta esattamente l'intera frattalità del TUTTO.
    Non esiste concetto che determini l'intera essenza di qualsiasi "cosa", che non sia ascrivibile ai "due opposti" che compongono il tessuto del concetto stesso.
    Era un'evidenza, ai suoi sensi, palesatasi dal nulla.

    Il Tutto, fatto di correlazioni tra microscopicamente piccolo e infinitamente grande.
    Correlazioni che non possono manifestarsi se non con una generazione, nel mezzo tra le due "polarità", di  una realtà determinata dall'incrocio di questi distantissimi opposti.
    Due opposti che esistono in due realtà su scale talmente lontane tra loro da essere nel concetto umano, semplicemente "non relazionabili".
    Questa relazione, capì in quel momento, è invece il vero motore di ogni cosa. Un motore che muoveva le molteplici realtà...a balzi di 2. 
    L'Universo, frontiera della scala di grandezza percepibile da chi lo popola, intese pienamente come non fosse in correlazione diretta coi quanti che ne compongono la fisica che lo governa. 
    Scorse invece la correlazione diretta con ciò che compone i quanti stessi, come comprese i meccanismi per i quali lo stesso "quantuum" è in correlazione micro-macroscopica con ciò di cui il nostro Universo fa parte. 
    Un'unità di grandezza che si srotola un numero quasi infinito di volte, sino a ridiventare parte di se stessa, dopo un processo che la sua ormai lontana ed obsoleta mente umana, non avrebbe mai compreso. 


    Le nozioni s'aprivano nella  ricettività più profonda, promettendo d'imprimersi a fuoco nella stessa  coscienza del minuscolo "conglomerato vivente chiamato Homo" alle cui sembianze sarebbe forse tornato, una volta finito quel percorso incredibile.

    In un viaggio che abbracciò via via l'intero ciclo dell'Ogni, la sua anima si mise a "piangere" di gioia più e più volte.
    Ne rimase tuttavia un'unica incancellabile e singola traccia, sulla struttura Universale più grezza che componeva quel TUTTO a cui così inaspettatamente era stato invitato.
    Si sentì parte della totalità di un unico, ciclico insieme.
    Un insieme nel quale l'intera regolamentazione fisica parrebbe essere volutamente falsata.
    Una osservabilità delle cose priva di una logica calcolabile, rispetto a ciò che la crea.

    In quel momento comprese quale altro fosse il suo limite...rendendosi conto che stava per ricongiungersi al corpo terreno.
    Percepì la propria presenza fisica sempre più vicina, ma ciò che aveva davanti lo getto nello sgomento.

    Guardò verso il basso. Quelle che un tempo erano le sue gambe, si mostravano ora come  zampe nodose, lunghe circa due metri.
    Quelle che sembravano protuberanze ossee con tre lunghe dita artigliate, erano ciò che aveva al posto di quelli che fino al giorno prima erano "piedi terrestri".
    Si toccò il petto con entrambe le mani.
    Anch'esse avevano un'aspetto che era solo lontanamente definibile come "mani".
    In realtà, due chele molto simili a quelle d'un granchio, erano la dotazione di cui disponeva alla voce "arti superiori".
    Capì che il suo viaggio l'aveva portato a vivere, in questo momento, nel corpo di chissà quale remota creatura.
    Mentre cercava di riaversi dallo stupore misto a sgomento, un sibilo acutissimo si tramutò, in un paio di secondi, in un'ululato difficile da sopportare.
    Il rumore in aumento esponenziale di quel fischio minaccioso, terminò infine con un botto fortissimo poche decine di metri alle sue spalle.
    Cadde a terra, dopo un volo di qualche metro, causato dall'esplosione. Si stupì d'essere ancora tutto intero, dandosi una scrollata dalla polvere che gli era entrata in ognuna delle giunture a vista che formavano le sue articolazioni.

    Alzò lo sguardo e...si rese conto di essere finito nel mezzo di una guerra tra esseri d'altri Mondi. 



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    Capitolo 3 - ...e venne il giorno






    - 3000 Anni Luce dalla Terra - Anno 2872 -


    Il nero vuoto  che caratterizzava ogni balzo spazio-temporale, lasciò di colpo l'intero proscenio ad un coloratissimo orizzonte cosmico.
    Due nebulose ed una galassia circolare, quest'ultima visibile spostando lo sguardo alla sinistra delle immense nubi gassose.

    "Ad ore 10",si diceva un tempo.

    Quella singola immagine, valeva da sola un'intensa emozione commossa.
    La bellezza di un quadro astratto, si stagliava per anni luce, su buona parte dell'orizzonte ottico.
    L'Alto Ufficiale della Flotta si lasciò cullare, per brevi attimi da quello "sguardo immaginifico" che stava prendendo il sopravvento sull'interpretazione "logica" che la propria fantasia dava all'intera scena.
    Come se stesse guardando un'opera pittorica dei maestri di quasi un millennio prima, si ritrovò a delineare i contorni di un immenso essere.
    Una curiosa sembianza "antropomorfa", sulla sinistra dell'enorme orizzonte spaziale visibile dall'enorme vetrata dell'elegante alloggio, sembrava plasmare con le sue mani gigantesche un'intera nebulosa.

    La sua figura pareva delinearsi immensa nel cosmo, illuminata dalle polveri di gas della nebulosa che sembrava manipolare.

    L'Ammiraglio Tanner ne conosceva i contorni ed i dettagli,di quell'ammasso stellare, quasi fosse stato lui l'artefice delle divine pennellate, pregne di cotanta bellezza.

    E si rese conto, all'improvviso, che erano ben diversi da quelli di pochi mesi prima, quando era passato con la sua Cosmonave nello stesso quadrante.
    Cercò così di ricordare la posizione delle stelle all'interno della nube di polveri.

    Mentre vagava con lo sguardo da una costellazione ad un'altra, ricontrollando sempre più allarmato la sua memoria "spaziale" di quel quadrante, un suono modulato l'avvisò dell'arrivo imminente di un olomessaggio.

    Una sagoma tridimensionale si formò davanti a lui , tra la sua carismatica figura in alta uniforme e il campo di plasma trasparente che costituiva la "vetrata" sullo spazio. "Vetrata" che occupava l'intero lato est del suo alloggio.

    Il viso tipicamente giallognolo del Mithriano vicecomandante della nave, si manifestò a mezz'aria, incastonato nello sfarfallio proprio alle trasmissioni olografiche in bassa frequenza che da anni erano il mezzo di comunicazione interna più usato nella Flotta Galattica.

    -Sig. Comandante, volevo confermarle che siamo in perfetta sincronia con la tabella di viaggio stabilita. L'attuale posizione verrà mantenuta per i 15 minuti necessari alla ricarica della propulsione tachionica, Dopo di chè effettueremo l'ultimo salto che ci porterà direttamente all'interno dell'atmosfera Terrestre, come da programma...-

    -Molto bene, signor Kaub'han. Mi raccomando, mantenga al massimo livello gli smorzatori sonici.
    Al nostro arrivo sulla Terra, cerchiamo di causare un boato il meno...boato possibile!-

    -Non si preoccupi, Ammiraglio. Me ne sto occupando personalmente.-

    Un cenno d'intesa, e l'immagine tridimensionale svanì nel nulla.

    I pensieri ripresero a vagare nella mente del Comandante Tanner.

    Da sei lunghi anni non rimetteva piede sulla Terra.
    Nel frattempo aveva potuto ammirare spazi cosmici che nessun occhio umano aveva veduto prima.

    Era stato ospite di mondi incredibili, più evoluti di milioni, se non miliardi di anni, rispetto al suo.

    Nonostante quest'unico primato tra gli umani, il suo animo era ancora in grado di riempirsi di stupore ed ammirazione al cospetto di tanta magnificenza.

    Oltre l'invisibile schermatura di plasma che costituiva la "finestra sul cosmo" del suo alloggio, quel cambiamento del panorama,in così breve tempo, stava suscitando in lui domande le cui risposte sapeva essere lontane e difficili da ottenere.
    Aveva visto di tutto, negli anni di carriera attraverso la Via Lattea.
    Per quello che ne sapeva solo dopo tutti questi anni, quello che aveva davanti agli ochhi poteva benissimo essere un "qualcosa di vivo e senziente".


    Non riuscendo a distogliere lo sguardo, decise di lasciarsi cullare da quella vista sino a quando sarebbe scomparsa col seguente "balzo".

    Incantevole.

    Stelle.
    Miliardi di stelle.
    Tutte davanti al suo sguardo.

    E quella nebulosa, che pareva muoversi di vita propria...

    .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

    Pianeta Terra - Anno 2872

    Infilato a testa in giù nel condotto pieno di cavi, Uron stava abilmente lavorando con tutte le sue quattro mani sui complicati deviatori di flusso della Aldebaran IV.

    - Non è possibile! Hanno sbagliato di nuovo tutti i collegamenti!-

    - Maggiore, non se la prenda. Ormai è una prassi che tutto ciò che passa dalle Officine Astronavali Lunari, dobbiamo poi ricontrollarlo e sistemarlo noi...-

    - Tenente, lei ha ragione. Ma ciò non toglie che questi lavori fatti dai robot assemblatori di Terra 2, siano pericolosi.
    Quei robot son fatti con pezzi vecchi di duecento anni.
    Non si perde mai il vizio di risparmiare, anche dove non si dovrebbe.-

    Savannah Tanner, tenente della III Flotta Terrestre, aveva finito ormai da quasi un'ora il suo turno.
    Nonostante questo si era fermata volentieri per dare una mano al Maggiore Uron a sistemare alcuni piccoli "inghippi" che si erano verificati sulla Aldebaran IV.

    La nave era adibita a compiti di rappresentanza, e solcava solitamente la rotta che porta dal Sistema Solare a Tau Ceti.
    In quest'ultimo viaggio, della durata di 4 giorni, numerose cariche governative avevano segnalato all'arrivo a New Europe City , una serie infinita di disagi vissuti a bordo della Nave Interstellare.
    Dai bagni allagati, al costante odore di "uova marce" presente nell'atmosfera artificiale della nave, ai continui sbalzi gravimetrici dei sistemi di bordo...a mille altre disdicevoli mancanze.

    -...a proposito di tempo prezioso, se vuole andare, Tenente...io qui me la posso cavare da solo.-

    -Maggiore, se me lo permette, resterei a darle supporto nelle riparazioni.-

    -Come preferisce, Tenente. Ma si senta libera di andare quando vuole. Il suo turno è già finito da un po', se non erro...-

    -Da circa un'ora, Maggiore. Vorrei impiegare un po' del mio turno di riposo ad imparare qualcosa da lei...-

    Un leggero rossore le apparve sulle guance, e subito corresse l'errore...

    -...ehm...Signor Maggiore. Mi scusi, Maggiore...-

    Una delle quattro braccia del capo-meccanico uscì dal portello che dava accesso ai pannelli del supporto vitale.
    Una mano aperta, le tredici dita in attesa di stringersi su qualche attrezzo...

    -Non fa nulla, Tanner. Mi passi invece quel doppio resistore e un po' di nastro...un nastro ignifugo. Ne trova sulla...-

    Non potette finire la frase.
    Sentì il contatto di tre oggetti col palmo della mano, e li portò a se.
    Resistore,nastro,e occhialini erano quello che serviva.


    - Grazie, Tenente. Lei è molto sveglia. -

    Se l'Uroniano non fosse stato impegnato nel sistemare i danni "di quei ragazzetti di Terra 2", si sarebbe probabilmente accorto del rossore ora molto marcato sul viso di Savannah Tanner.

    A lei, quell'uomo...o meglio, quell'Uroniano, dava una sensazione bellissima.
    Rivedeva la corpulenza, la saggezza e l'animo nobile che ricordava avere suo padre.
    Ormai da sei lunghissimi anni non incrociava i suoi destini.
    Lui era sempre molto lontano, sulle infinite rotte dello spazio.

    L'Ammiraglio Tanner era uno degl'uomini più impegnati e influenti dell'intera Flotta Galattica, tra i rappresentanti terrestri.

    L'unico che poteva fregiarsi del titolo di Comandante di una nave della Flotta Galattica.

    Il primo nella storia umana.

    Se non ci fossero stati problemi imprevisti, tra poche ore l'avrebbe rivisto e abbracciato dopo un tempo troppo lungo.
    Un leggero brivido le solcò la schiena.
    Quasi nessuno sapeva chi lei fosse.
    Eredità scomodissima, quel cognome.

    Voleva farcela con le sue sole forze, tanto che il padre Ammiraglio ne applaudì la scelta.
    Da quel giorno che entrò nell'Accademia della Flotta, si limitò semplicemente a rispondere:

    -Figlia dell'Ammiraglio Tanner? Magari! No...purtroppo per me, solo omonimia.-

    Il suo sincero attaccamento alle consegne, e la sua serietà, fugavano però ogni dubbio in breve tempo.
    Chi le stesse vicino, nei compiti militari, si rendeva conto che lei era un soldato capace, pur essendo appena arrivata.
    Molto al di sopra della media.
    Tanto che, forse per timore o quant'altro, il segreto rimase tra chi le lavorava "gomito a gomito".
    Che Savannah Tanner fosse la figlia dell'Ammiraglio Tanner, era cosa nota a pochi, nonchè scelta rispettata e non tradita.

    Quasi trasognata, fu ridestata alla realtà da un colpo sordo.
    Un botto brevissmo e profondo che produsse un'onda di pressione chiaramente avvertibile.
    Dal carrello degli strumenti caddero una decina di arnesi, mentre dal fondo del pannello la voce profonda del Maggiore Uron s'innalzò in un bestemmione tipico del suo pianeta.
    Uscì velocemente dall'interno della paratia, ed incrociò lo sguardo estasiato del Tenente.

    Gl'occhi lucidi, guardavano in alto, oltre le sue poderose spalle.
    Si girò verso l'ampia vetrata che delimitava l'immenso hangar, dietro di lui.
    Rimase per un attimo senza fiato, per riempirsi quasi istantaneamente di totale ammirazione...


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    Il Quartier Generale della Flotta era in subbuglio ormai da giorni.
    Tutta New Europe City era in fermento.
    Tutto il mondo, a dir la verità, era col fiato sospeso.

    Chi aveva venduto tutto, e aveva passato gli "ultimi giorni" a sperperare anni di risparmi sociomatici.
    Chi aveva approfittato dell'occasione per trucidare qualche parente.
    Chi, come la nuova rivoluzione sociale in atto, aveva riempito il Net di virus in gesto di protesta.

    Il pianeta era scosso da quello che sembrava essere uno sfaldamento del suo sistema sociale.
    Tuttavia, questa situazione esplosiva, pareva quasi passare in sordina.
    La veemenza delle masse nel cercare di sovvertire il sistema, trovava sempre meno spazio, anche sui principali organi d'informazione.

    Qualcosa d'immensamente importante, un evento unico nel suo genere, ne oscurava le rivendicazioni.
    L'argomento del giorno, atteso con ansia e trepidazione da millenni, sembrava essere finalmente giunto al suo prossimo manifestarsi.

    Un messaggio "Dagli Dei".


    Il "comunicato" sulla cui base era stata indetta l'odierna convention Interplanetaria, era chiaro e netto.
    Ciononostante...quasi incomprensibile nel suo fine.
    Un messaggio senza troppi dettagli, soprattutto su chi "sarebbe rimasto":


    "A nome dell'Adunanza Multiversale, in desiderio e per conto dei suoi Consigli dei Decisori, abbiamo un annuncio da fare all'umanità tutta.
    Verranno a voi, tra pochi dei vostri giorni, alcuni Alti Membri dell'Ordine Multiversale.
    Porteranno con loro un ambasciata per il vostro Pianeta Terra e per le sue colonie.
    Per alcuni di voi si apriranno le porte degli Spazi e della Conoscenza.
    Sono state scelte circa 3 milioni di identità terrestri, che verranno prelevate dal vostro pianeta e dalle sue colonie.
    Al momento solo pochi elementi da noi direttamente contattati, sono a conoscenza di tutto ciò che questo comporta.
    Solo pochi sanno di essere tra i prescelti.
    Mi rivolgo brevemente a costoro.
    Vi sentirete trasportare via dal vostro pianeta, in senso fisico e spirituale.
    Non spaventatevi.
    Da innumerevoli Eoni, succede questo.
    Miliardi di altre creature hanno vissuto questo momento prima di voi.
    Non abbiatene paura.
    Starete andando verso qualcosa di grandioso, che vi accompagnerà nel resto della vostra esistenza."



    Il messaggio arrivò nitido e chiaro, ripetuto per una ventina di volte, a tutti i dispositivi elettronici, quantici, e biomolecolari del pianeta.
    Ogni schermo olovisivo, ogni comunicatore sottocutaneo, ogni frigorifero, lavatrice, quant'altro di collegato in rete, lo trasmise.
    Tutta la popolazione mondiale fu raggiunta da una sola grande e sconvolgente verità.
    Senza possibilità di alcun filtro censore.

    Si era scatenato un "Caos ponderato" che stava fortemente sbilanciando il prosieguo della società umana, verso un futuro sempre più prossimo, incognito e disorganizzato.
    La Federazione dei Mondi era parte delle news in tutti i notiziari oramai da anni. Ma era "lontana" dalla vita terrestre.
    La Terra faceva parte della Federazione dei Mondi ma erano ben pochi gli uomini terrestri che vi operavano fattivamente.
    Un migliaio di umani erano in contatto reale e giornaliero con "civiltà esageratamente più evolute di noi". Non di più.

    Ora, dopo secoli di società più o meno corrotta, si prospettava una vera e propria via di fuga per chiunque avesse la "fortuna" di rientrare tra quei 3 milioni di eletti.
    La stragrande maggioranza la vide come una specie di lotteria.
    Ma non era così.
    Ben ponderata e analitica era stata la scelta su chi "elevare".
    L'intera popolazione umana, ovviamente a sua insaputa, era sotto l'occhio vigile "degli Dei" da molto tempo.

    Un sistema di monitoraggio remoto di ogni entità vivente veniva operato da tempo immemore, da più d'una civiltà spaziale.
    Chi guardava attentamente il suo vicinato.
    Chi monitorava intere galassie.
    Chi interi Universi.
    Chi, come in questo caso, la totalità del Multiverso.


    La Terra era frutto di curiosità tra i Popoli Multiversali.
    I suoi abitanti più complessi (la Razza Umana), dimostravano capacità di velocità evolutiva non comuni per un ceppo fisico-umanoide di 9° livello.
    Si era così deciso, dopo soli 800 milioni di anni terrestri, di portare PER UNA SECONDA VOLTA gli abitanti di quel pianeta al livello successivo di evoluzione della specie.

    La prima accadde alla totalità dei Terrestri (25 milioni di individui) quando la Terra aveva 800 milioni di anni in meno.
    A quell'epoca una civiltà altamente etica e longeva, ma poco procreativa, aveva vissuto e si era evoluta per 8 milioni e mezzo di anni, su un pianeta Terra molto diverso da quello odierno.
    Non aveva mai conosciuto un'era tecnologica, ma aveva sviluppato capacità mentali per noi inimmaginabili.
    Una società in totale simbiosi con la natura, studiosa e rispettosa della totalità delle cose, giunta a sapersi spostare fisicamente da un punto all'altro del pianeta, con la sola forza del pensiero.
    Imih-Idar, chiamavano loro stessi.
    Vennero contattati e portati in più "alti" luoghi. Tutti quanti.

    Ora le cose erano ben diverse. Solo una parte delle entità individuali terrestri aveva i canoni per il passaggio.
    Di questo, in alcune parti degl'immensi Cosmi, qualcuno ne soffrì molto.


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    Classificazione delle entità senzienti evolute dell'Ogniverso.

    11° livello:
    Tipologia: Civiltà che non abbiano sviluppato il viaggio al di fuori del proprio pianeta.
    Conoscenza: Fisica tridimensionale.

    10° livello:
    Tipologia: Civiltà che abbiano sviluppato il viaggio all'interno del proprio sistema stellare.
    Conoscenza: Fisica tridimensionale.

    9° livello:
    Tipologia: Civiltà appena contattate dal Consiglio Galattico d'appartenenza.
    Conoscenza: Fisica tri/quadridimensionale. Meccanica quantistica.

    8° livello:
    Tipologia: Civiltà Galattiche, in grado di muoversi nello spazio-tempo presente.
    Conoscenza: Fisica eptadimensionale. Meccanica quantistica proto temporale.

    7° livello:
    Tipologia: Civiltà Universali.
    Capaci di muoversi in pochi giorni sulle intere distanze di un Universo.
    Conoscenza: Ibnica teorica.

    6° livello:
    Tipologia: Civiltà pluridimensionali.
    In grado di spostarsi tra più realtà dimensionali all'interno di uno stesso Universo.
    Conoscenza: Ibnica decostruzionale.

    5° livello:
    Tipologia: Civiltà pluridimensionali ubique.
    In grado di spostarsi ed esistere contemporaneamente in più realtà dimensionali di uno stesso Universo.
    Conoscenza : Ibnica decostruzionale. Quantionica pluridimensionale.
              4° livello:
              Tipologia: Civiltà Multiversali semplici.
              Si sanno muovere tra un Universo ed un'altro contiguo.
              Conoscenza : Multiversica dinamica.
              3° livello:
              Tipologia: Civiltà Multiversali complesse.
              Si sanno muovere tra vari Universi e possono esistere indifferentemente sotto forma di massa,
              energia, spazio o tempo.Sono in grado di manipolare masse ed energie a livello galattico.
              Conoscenza : Ogniversica teorica.

    2° livello:
    Tipologia: Civiltà Cosmocreatiche.
    Si muovono nell'intero Ogniverso ed in ogni sua dimensione. Possono manipolare immense quantità d'energia, spazio e tempo a loro piacimento.
    Conoscenza: Ogniversica costruttiva.

    1° livello:
    Tipologia: Civiltà Primeve Eterne.
    Sono i mattoni dell'Ogniverso, e di un numero di altre infinite "alternative" esistenti in altri contesti a noi non concettualizzabili.
    Esistono da sempre, sotto forma di "anima del tutto".
    Sono solitamente visibili nello spettro del "reale", solo quando una loro parte è osservata in forma di fotoni sparsi in ogni Universo di ogni Multiverso dell'Ogniverso. Possono assumere massa e forma a loro desiderio.
    Hanno creato "il tutto", e partecipano a deciderne le sorti assieme alle Civiltà Cosmocreatiche, loro "estensione" nella brana della realtà Multiversica
    Conoscenza: Tutto. Il "tutto" nella sua interezza, è creato da loro.



    Il volto serio dell'Ambasciatore Primo John Mc Donnely, rileggeva distrattamente il poster della Classificazione Ufficiale delle Civiltà, appeso su un'ampia parete dello spazioso ufficio.
    Il suo ruolo di Rappresentante della Terra, era al contempo carico di responsabilità ed affascinante nel'immenso potere che dava.
    Mentre si contorceva ormai da minuti le mani dietro la schiena, l'olofono sulla scrivania emise un sibilo.
    Sul monitor il volto del Primo Segretario che annunciava l'imminente arrivo della delegazione dal Multiverso.

    -Signor Primo, ci comunicano dallo Spazioporto che l'Ammiraglio Tanner entrerà tra poco nell'atmosfera terrestre...-

    -Grazie, Signor Segretario. Arrivo subito...-

    Prese il memodek con gli appunti per il proprio intervento, ed aprì mentalmente la porta dello studio, che evaporò in un istante, per poi rimaterializzarsi alle sue spalle.
    Lungo il corridoio che lo portava all'ascensore modulare, l'alta e marziale figura del Generale Korok gli si incamminò a lato.

    -Buongiorno, signor Primo Ambasciatore.-

    -Buongiorno a lei, Generale. M'accompagna alla conferenza?-

    -Certo Signore, sono qui per questo. Gran giorno oggi, vero Ambasciatore?-

    -Dipende da che punto si vuole vederla, signor Generale. Fossi sicuro d'essere tra i partenti, lo sarebbe, un gran giorno. Ma chi può esserne sicuro? E cosa sarà di chi rimarrà su questo pianeta?-

    -Ci sono voci, signor Ambasciatore, sull'arrivo di una forza d'intervento galattico assieme alla delegazione Multiversica. Una forza che ci darebbe manforte nel ripristinare l'ordine su questo pianeta di sovversivi.-

    -Voci. Solo voci. Sempre voci, Generale. Ma qui la situazione è ormai quasi ingovernabile. Ah, ma mi sentiranno, tra poco. Ohhh, se mi sentiranno!-

    Il pingue e sudaticcio Mc Donnelly, s'impettì, tronfio di quel Titolo di Primo Ambasciatore, quasi pavoneggiandosi agli occhi del Generale Korok.

    -Signor Ambasciatore, può contare sul mio pieno appoggio.-

    Il Primo Mc Donnely fece un cenno di ringraziamento e d'assenso, e varcò la soglia della grandissima sala conferenze.
    In quel mentre, assieme alle mille e più personalità mondiali già presenti, fu fatto sobbalzare da un boato forte e breve.
    Tutti gli sguardi si rivolsero all'ampia cupola vetrata che d'improvviso aveva perso buona parte della sua luminosità.

    Una moltitudine di bocche aperte e occhi spalancati, in un'improvviso, totale silenzio...

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    Maurice si mise in fretta le comode scarpe di crioprene, e corse fuori dalla sua suite.
    In una decina di secondi e 62 piani di ascensore più in basso, uscì dalla hall dell'hotel, in preda ad un'emozione notevole.

    Erano finalmente arrivati, e di lì a poche ore sarebbe partito con loro per destinazioni lontanissime.

    Il maestoso palazzo di vetro dall'altro lato della strada, ospitava nel frattempo la fremente attesa per il 1° Congresso della Federazione dei Mondi indetto su quel "suo" pianeta Terra.
    Nella luce del terso meriggio, ne distingueva l'intera sagoma che si ergeva per quasi due chilometri verso il cielo, così come vedeva chiaramente la sfavillante nave spaziale ferma ad un centinaio di metri d'altezza, un'altra manciata di chilometri più in là, a destra della gigantesca torre vetrata.
    Pareva essere ferma esattamente sopra lo Spazioporto.

    Come lui, moltissima gente si stava riversando per le strade.
    Era la prima volta che una nave intergalattica della Federazione entrava nello spazio terrestre dopo il giorno del contatto.
    La prima dopo circa 800 anni.
    Un'applauso si levò dalle strade di New Europe City, accompagnato dai cori di elogio all'Ammiraglio Tanner.

    Elegantissimo nella sua divisa d'ordinanza, un concierge dell'Hotel si avvicinò ossequioso a Maurice, quasi non riuscendo a trattenere l'ammirazione solo per per se.

    -Assolutamente incredibile, vero Signore?-

    -Si...lo è!-

    Maurice non riuscì a rispondere altro.
    Un nodo in gola soffocava ogni parola, mentre un raggio luminoso discese dal centro dell'astronave, verso terra.
    Pochi minuti dopo, le sirene della polizia annunciarono l'arrivo del corteo di aviomobili della Delegazione.

    Maurice, nel mentre, aveva varcato i tornelli dell'Entrata al Palazzo delle Ex Nazioni, e si era ormai accomodato in una delle poltrone della grande sala conferenze.
    Una sala gremita all'inverosimile, attendeva con impazienza di vedere gli "Ambasciatori Spaziali".
    Le prime file, protette da una trasparente copertura in duttilonio infrangibile, erano permeate di altisonanti nomi.
    Tutti i Ministri della Terra Unita, di Terra 2 e di Marte, erano presenti. Come pure buona parte degli uomini di "altro potere".

    Nelle file sovrastanti, un nugolo di giornalisti, fortunati curiosi, scienziati, e quant'altro, si accalcava in uno spazio che avrebbe dovuto contenere non più della metà delle persone presenti.

    In tutta la grande sala, si contavano circa 35 mila presenze.

    Il brusio che da ore permeava l'ambiente, cessò in un attimo, soppiantato da un interminabile secondo nel quale non si sentì volare una mosca.

    Silenzio che lasciò spazio ad un fragoroso applauso, all'entrata nell'aula del comandante Tanner.

    Un completo nero, frammezzato da una cintura rossa con fibbia dorata, era l'abito dell'Ammiraglio.
    Al collo, un pendaglio scintillante che andava dal color oro all'azzurro tenue, pareva muoversi cadenzando i suoi passi, leggero allo sguardo come fosse un collare di piume...

    Un soprabito nero, con sottili bande gialle e rosse "a mo' di fulmine" sulle spalle e sul bordo appena sotto il ginocchio oltre chè sui polsini, gli faceva da contorno.
    Dalla foggia molto simile ad un mantello aperto sul davanti, copriva le ampie spalle dando un ulteriore slancio alla già alta figura.
    Sotto un braccio, faceva capolino il copricapo dell'Alta Uniforme, mentre nell'altra mano l'Ammiraglio stringeva un "bastone di comando" lungo una cinquantina di centimetri.

    In mezzo a due ali formate dal personale di sicurezza, era seguito da altre 4 "persone".

    Due di esse erano creature con 8 arti. Camminavano in posizione eretta, ed erano protetti da una tuta grigia piena di protuberanze.
    Formavano la scorta personale di Adlucaran Dh Thabaan, Ambasciatore Galattico di razza Nijm, come avrebbe ricordato di li a poco.

    Maurice fece appello ai propri rudimenti sulle "razze conosciute del Cosmo", cercando di riconoscere l'origine dell'Alto Ambasciatore.
    Stava per rinunciare, quando la memoria, improvisamente, gli venne in soccorso.
    Ricordò che i Nijm sono una civiltà di 5° livello.
    Una delle civiltà più evolute di quest'intero Universo, tra quelle dotate di una "fisicità", nonchè facenti parte dell'Alto Consiglio Galattico.
    Gente che viveva a lungo. Molto a lungo.

    Si sorprese nel constatare come il giovane volto non tradisse minimamente l'età milionaria del Nijmeniano.

    Due grandi occhi blu, senza pupilla, sormontavano una specie di piccolo becco verde scuro, che risaltava sul colore più tenue della carnagione, dando all'aspetto della pelle un apparenza che un Terrestre definirebbe "vegetale".

    La testa sottile, incastonata da capelli bianchissimi, lisci e lunghi, lasciava spuntare sulla sua cima una specie di "gruppetto di antennine carnose" lunghe qualche centimetro che si muovevano indipendente l'una dall'altra, e che parevano avere una funzione di ascolto e non solo.

    Dal collo in giù, il Nijmeniano era invece del tutto simile ad un essere umano. Tranne, ovviamente, nel colorito verde erba della pelle.

    Una tunica bianca ne accompagnava l'incedere armonioso e "alieno" al contempo.

    L'abito di foggia sconosciuta, si muoveva innaturalmente, come al rallentatore, formando pieghe dal nulla e cambiando colore a secondo del riflesso di luce che ne colpisse la superficie.

    Pareva quasi di scorgere una minuscola polvere argentata sollevarsi dal tessuto.

    Con morbidi passi d'apparente lentezza, salì i pochi gradini che lo separavano dal palchetto oratorio, e attese che l'ammiraglio Tanner lo presentasse.

    -Buongiorno, popolo della Terra. Miei cari amici, Signori Ministri, è con grande emozione che rivolgo a voi tutti il mio sincero ringraziamento per questo caloroso bentornato.
    Lascio subito la parola all'Ambasciatore Dh Thabaan, che vi spiegherà nel dettaglio i motivi di quanto accadrà tra poco.-

    Un gesto d'invito verso il Nijmeniano, e questi prese la parola.

    -A nome della Federazione Galattica, e del suo Nucleo Ordinativo, siamo qui sulla Terra per aggregare 3 milioni di voi alla Flotta Galattica.
    Questo fa parte del vostro passaggio ad un più alto livello di conoscenza ed importanza all'interno del Sistema Ogniversale.

    Abbiamo selezionato negli ultimi due vostri anni, le persone che hanno le caratteristiche adatte per essere coinvolte attivamente nella vita della Galassia.
    Il compito ci è stato affidato da esseri che voi non comprendete ancora.
    Esseri al di sopra della vostra e anche della nostra arbitrarietà.
    Alla fine di questa conferenza, coloro il cui monitoraggio ha dato esito positivo, saranno aggregati alle nostre unità, immediatamente.
    I loro vari compiti verranno assegnati a bordo.

    Sappiamo dell'esistenza di varie richieste pervenute a noi tramite i Terrestri già facenti parte della Flotta.
    Dobbiamo però ribadire che le nostre decisioni sono frutto di attento ed individuale monitoraggio di TUTTA la specie umana.
    Non ci sono vie preferenziali, o referenziali, che possano cambiare la selezione anche solo di una delle unità prescelte.-

    Un mormorio di poco velata disapprovazione si alzò dalle prime file.
    Alcuni Ministri stavano rimbrottando sfacciatamente i propri portaborse.
    Mani tese in segno di richiesta d'udienza, s'innalzarono a centinaia, tra i banchi della "società che conta".

    Il Nijmeniano socchiuse leggermente gli occhi, e protese un palmo aperto in direzione della platea.

    Un velo di silenzio caddè sulle bocche che ora si muovevano senza emettere alcun suono.

    -Non esistono singoli individui che possano discutere le decisioni dell'Ogniverso. Ve ne prego, insistere allungherà solo i tempi, non permettendoci di portare a compimento le necessarie spiegazioni.
    Sarei felice di non dover nuovamente...togliere ad altri di voi, la parola.-

    Abbassò la mano, e l'effetto parve funzionare.
    Alcuni industrialotti e segretari di partito, ancora stupefatti, si tastavano la gola, in cerca della voce perduta...

    -Non temete, alla fine di questa conferenza, ritroverete la vostra capacità d'esprimervi. Ora non interrompete più le mie parole, che rivestono un'importanza ben più alta delle vostre singole lamentele.-

    Il monito arrivò forte e chiaro a tutta la moltitudine presente nella struttura.

    Oggi si era lì per ascoltare. Punto.


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    Savannah era seduta a poca distanza dalle ultime file.
    Come buona parte del personale della Flotta in quel momento sulla Terra, aveva avuto il Pass per assistere alla conferenza.
    Anche in quell'occasione non aveva approfittato del proprio cognome, che l'avrebbe portata dritta dritta nelle prime file.

    Al suo fianco, il Maggiore Uron ascoltava con attenzione l'intervento dell'ambasciatore di Nijm, mentre i lucidi occhi della terrestre non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla figura paterna, laggiù sul palco al centro della sala.

    Sentì un improvviso caldo alle tempie, mentre un attimo dopo vide gli occhi di suo padre fissi su di lei.
    Lo sentì dentro alla sua mente, e ne distinnse chiara la voce.

    -Ciao, tesoro. Mi sei mancata tantissimo! Mando subito un mio uomo a prenderti. Non ti muovere da lì!-

    Savannah spalancò la bocca in segno di massimo stupore. Quasi non credendo a quello che aveva sentito direttamente nel pensiero, alzò una mano in cenno di saluto. Immediatamente il padre scambiò il suo saluto, e si avvicinò ad un uomo della sicurezza, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio, mentre indicava verso di lei.

    Vide il cenno d'assenso e attese impaziente, ancora sconvolta da quella comunicazione telepatica.
    Che grande uomo era divenuto suo padre!
    Si sentiva piena di un fuoco d'orgoglio sconfinato, che quasi fece trasalire l'Uroniano.

    -Tenente...tutto a posto?!-

    -Si...certo...va tutto bene. Grazie Maggiore.-

    Fu allora che il 4° essere che accompagnava l'Ammiraglio, si mosse.
    Fluttuò verso il palchetto, e si posizionò a fianco al Nijmeniano, che gli cedette la parola con un inchino.

    Sulle olovisioni di tutto il mondo si era vista la scenetta dell'ammutolimento di ministri e potenti, ma questo era nulla rispetto a quello che sarebbe successo di lì a poco.

    Una delle due guardie del corpo di Adlucaran Dh Thabaan, porse al nuovo arrivato un piccolo marchingegno che egli appoggiò sul banchetto dell'oratoria.

    Dalla lunga tunica che lo copriva dalla testa ai piedi, uscì quello che poteva apparire come un arto.
    Si differenziava per la sua sostanza.
    Più che uscire da sotto la tunica, andò formandosi nell'aria aprendo poi la sua estremità con tre di quelle che potevano essere delle dita, e l'appoggiò al manufatto che aveva di fronte.

    Nello stesso istante, tutti i presenti e chiunque fosse davanti ad uno schermo per seguire la conferenza, divenirono tutt'uno con la mente della creatura, che telepaticamente si presentò a livello mondiale.

    -Il mio titolo è quello di Ambasciatore Interdimensionale. Il mio "nome" non ha qui nessuna importanza. Sono qui in nome e per conto di questo intero Multiverso, che rappresento oggi di fronte a voi.
    Antiche ed inelluttabili forze si stanno sviluppando lontano da qui.
    Quando arriveranno, non vi lasceranno scampo.
    Tre milioni di voi saranno portati lontano da questo Sistema Solare.
    Gli altri potranno vivere quello che manca della loro vita, pensando che si trasformeranno nuovamente in energia e torneranno a far parte del tessuto Universale dove...tutto ha comunque una sua coscienza.
    Non è in nostro potere nè nostra intenzione interferire con i destini universali, ma per la salvaguardia della vostra specie, e per quello che ci è permesso/ordinato si è deciso di salvarne una parte.
    Questo perchè la vostra razza, così unica ed altamente evolutiva, merita un posto anche nelle realtà future di questa Galassia.-

    Nello stesso istante che la voce/pensiero dell'Ambasciatore Interdimensionale terminò, una ventina di persone letteralmente evaporarono dalla sala, in un leggero schiocco luminoso.

    Mentre il Tenente Savannah veniva trascinata da Uron e l'uomo della security lontano dall'aula, al suo interno fu il panico.

    Insieme agli altri 3 milioni di persone, quei 20, compreso Maurice, si rimolecolarizzarono all'interno di un centinaio di navi Intergalattiche della Federazione, che nel frattempo erano entrate in orbita attorno al pianeta.

    Savannah si rese conto solo allora, quando si tovò davanti suo padre, che il Maggiore Uron era ben più informato su di leui di quanto potesse mai immaginare.

    L'Uroniano e l'Ammiraglio si strinsero vigorosamente la mano, subito prima che le forti braccia paterne la cingessero di quel calore che le mancava da tanto tempo.
    Quasi si sciolse nell'abbraccio paterno, mentre dagli occhi chiusi sul petto ampio del genitore, davano finalmente sfogo a lacrime liberatorie.

    -Piccola mia...andiamo alla mia nave. Qui tra poco sarà l'anarchia...-

    La bionda ragazza alzò lo sguardo, e col mento ancora appoggiato al peto paterno, accennò un assenso.

    Uron fece loro strada verso tortuosi corridoi, e in breve furono sull'aeromobile che li avrebbe in pochi istenti riportati allo Spazioporto.

    Tutto era parso funzionare nei dettagli.
    Le personalità Ambasciatrici erano già sulla Katnaar Vibes, la Nave Intergalattica capitanata dall'Ammiraglio Tanner.
    Tutti i prescelti erano stai prelevati.

    Non restava che partire, quando una luce intensissima pervase l'intero campo orbitale terrestre, e lo serrò in un globo luminoso.

    Al suo interno il tempo si fermò.


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    - Anno, spazio e linea temporale...indefiniti -

    Nel tessuto d'energia oscura su cui si reggeva quello "spazio", in un frammento piccolo come quello occupato da un singolo fotone, come tra nuclei stellari distanti miliardi d'anni luce, in intere epoche e Universi...la sua intera essenza vibrò.


    In uno dei tempi, all'interno di uno degli spazi, incastonato in un attimo presente in miliardi di realtà alternative...un segnale lo fece sussultare.
    Proprio mentre stava "giocando" con quell'Homo Terrestre, qualcosa di ben più importante lo chiamò "a raccolta", presentandogli un evento che non si sarebbe mai aspettato avvenisse in quel contesto, con le modalità in cui si stava manifestando.

    ...La scena si presentava ora nella sua interezza...
    Spazi e tempi combaciavano e si compenetravano,in un vortice di possibili percorsi.
    Ma uno solo di essi sembrava essere stato imboccato senza possibilità di ritorno.

    ...La scena si presentava intricata...
    Una galassia interna,sull'orlo di un immane catastrofe.
    Pedine fondamentali,varie forme viventi.
    Le stesse da cui si stava baloccando con uno dei loro rappresentanti.
    Proprio la Terra.
    Procrastinò le domande che prepotenti cercavano d'affacciarsi in ogni suo angolo di coscienza universale.

    ...La scena si presentava come s'era già presentata svariate volte...
    Quante galassie,eoni di storie,di piccole conquiste...spazzate via da eventi cosmici!?

    Non era mai stato facile adattarsi per interagire, e spesso aveva lasciato libero da un suo intervento, il percorso che portava ad esplosioni di multiformi e colorate ecatombe.
    Qualcosa di profondamente diverso lo muoveva, ora, senza stare semplicemente ad aspettare che tutto accadesse.

    Si contava ormai in decine di migliaia di triliardi d'anni terrestri,la sua età.
    Lontani erano i suoi fratelli, ma in un singolo istante il suo pensiero/materia attraversò il Multiverso, in ogni suo spazio, epoca ed evento.
    Le sue domande, come le sue intenzioni, arrivarono ad ogni destinazione, in ogni tempo.

    E la risposta fu una, uniforme e univoca. Universale.

    Definitiva, semplice sillaba, che si ripercosse sotto forma di vibrazione nella totalità della radiazione cosmica di fondo.

    -...................................
    ...................SI..........
    .....................-



    Osservando la galassia, la storia completa di quell'ammasso stellare,i personaggi che ne alimentavano le sorti in questo eco temporale...

    ...osservando TUTTO...

    Ora la decisione ultima era la sua.

    -Interverrò-

    Una secca disamina,una sola azione in risposta.

    Avesse potuto cogliere quel momento, l'Ammiraglio Tanner avrebbe capito che non stava effettivamente guardando un'ammasso di polveri stellari.

    Ma era appena giunto sulla sua Cosmonave, pronto a ripartire con sua figlia accanto, lontano ore da quella forma immensa che l'aveva lasciato stupito, dubbioso ed ammirato.

    La gigantesca forma senziente,un Dio tra gli Dei,si rimise a modellare quel nuovo pezzo d'universo...
    LUI/LORO mantenne la sua forma attuale.

    Una nebulosa.
    Che ne "impasta" un'altra...

    Ma la Terra, dopo quell'istante, non fu più la stessa...






    CAPITOLO 4







    Anno 2871 (Penultimo anno del calendario Cristiano)

    L'aula di Cosmologia Moderna era tra le più grandi dell'intera Università.
    L'architettura interna, generalmente asettica, tradiva in alcuni particolari quanto non fosse variata molto dal progetto originario.
    Ad esempio la forma, simile ad un arena, anche se non più indispensabile, era stata gelosamente conservata.
    Centinaia di anni d'istituzionale servizio, avevano visto passare tra i suoi banchi alcune tra le più eminenti figure della società, negl'ultimi 7 secoli.

    Entrando nell'Aula Armstrong, la sensazione di dover essere "all'altezza della situazione" percorre anche oggi le schiene di milioni di studenti.
    Tra le file, qualche centinaio di loro.
    Di varie provenienze.
    Tra le quali, oltre alle svariate tipologie somatiche Terrestri, si riconoscevano alcuni Martestri.
    Costoro, di lontane origini Terrestri ormai figli di varie generazioni sviluppatesi su Marte, si riconoscevano per la caratteristica carnagione efebica, quasi "trasparente" e la capigliatura bionda, più o meno tendente al platinato, a seconda di quante fossero le generazioni che ognuno di loro poteva "vantare" come originarie di Marte, tra i propri avi.
    Caratteristica che, unita all'altezza media di una ventina di centimetri superiore a quella dei lontani parenti del pianeta Terra, li faceva spiccare come sparuti "asparagi bianchi" tra le fila degli studenti.

    Questo era generalmente un momento che An-ny prendeva molto sul serio.
    Era appena entrata nella grande aula-auditorium.
    Sembrava assorta nel decidere dove sedersi.
    Gl'occhi verdi dalla pupilla verticale, passando in rassegna i visi dei laureandi indaffarati, parvero individuare un posto abbastanza isolato.

    Decise per una delle ultime file, poco prima del bordo superiore dell'anfiteatro.
    Ancor prima d'iniziare a salire le scale, un sorriso le si affacciò sul bellissimo viso.
    La vanità le porse una dolce carezza.
    Era certa che, mentre fosse salita, il suo lato b avrebbe calamitato gli sguardi di buona parte dei presenti. Questa sicurezza la fece sentire bella.
    E ancor più determinata.

    Appena poggiò il primo passo sulla scala, il tacco del lungo stivale sembrò accendere un interruttore al contatto con lo scalino.
    Ogni sguardo maschile s'illuminò e si volse verso di lei.
    Adanan sgranò gli occhi.
    La bocca gli si aprì come fosse un'istantanea tratta da un cartone animato.
    Un'interminabile attimo che l'avvolse in un onda caldissima.
    Mai aveva visto creatura più bella.

    -Chiudi almeno la bocca, Adi...-

    La voce giungeva ovattata...

    -Adiii!!!...EHIII...ADANAAANN!!-

    Non proprio "velocemente", ma la voce dell'amico lo riportò alla realtà. Si rese conto che l'aveva letteralmente abbandonata per qualche istante.
    Distolse velocemente lo sguardo dalle sinuose forme della felina creatura, che nel frattempo era sempre più vicina a lui nel suo incedere sulla scalinata, scintillante come una passerella di una sfilata negli occhi di tutti i presenti.
    Nel totale imbarazzo, Adanan si girò verso l'amico...

    -Ok...ok...tutto a posto...-

    Ancora inebetito, le sue parole sembravano quelle di un pugile appena colpito da un diretto in pieno volto.
    Niklas non riuscì a trattenere una sonora risata.
    Sbiascicava qualcosa sull'essersi persi tra le lune di Durun, e sul vedere stelline e cuoricini, mentre Adanan, sempre più imbarazzato, cercava invano di farlo smettere.

    Si girò nuovamente verso An-ny, volendo ora scusarsi dell'accaduto.
    Inaspettatamente, lei era lì, a un palmo dal suo viso.
    La risata sguaiata dell'amico ne aveva coperto i passi.
    La sensazione di calore nuovamente lo prese e lo accompagnò, questa volta, per lunghissimi interminabili secondi...
    Le movenze volutamente ammiccanti resero An-ny, se possibile, ancor più disarmante.
    Adanan sarebbe sprofondato alcuni metri sottoterra, se avesse potuto, piuttosto che accorgersi di colpo d'aver nuovamente la bocca completamente aperta.
    Fu lei a farglielo notare.

    Un'unghia lambì il suo mento, e con una lieve pressione verso l'alto, gli richiuse le fauci spalancate.
    L'affilato viso della magnetica femmina di Felix, ricoperto di cortissimi e morbidi peli biondi, era a pochi centimetri dal suo.
    I profondi occhi verdi, identici a quelli di un gatto, si strinsero lievemente, accentuando il loro taglio esotico.

    -Anche tu non sei male...ma ora son qui per studiare. Magari la prossima volta...-

    Quindi, con un movimento altezzoso del collo, distolse lo sguardo, e mosse nuovamente i suoi leggiadri passi, proseguendo la maestosa scalata...
    Immobile, Adanan ne seguì l'incedere fino a quando lei si sedette tra i banchi dell'ultima fila.
    Poi si girò lentamente verso l'amico, il quale aveva ora uno sguardo quasi più stupefatto del suo, al posto del ghigno divertito di poco prima.

    -Oggi è il mio giorno fortunato, Nik...-

    Accompagnò alla frase anche una strizzata d'occhio, mentre cercava dentro di se il coraggio per raggiungere quella bellissima aliena fin lassù, negl'ultimi banchi.
    Stava per alzarsi, mosso dalla sopraggiunta intenzione di non farsi sfuggire quest'incredibile occasione...ma non ebbe modo di farlo.
    A stroncare ogni sua iniziativa, ci pensò lo schermo olografico che occupava tutta la parete di fronte agli studenti.
    Mentre le luci della grande sala si affievolivano, la figura altera di un'attempato professore andava definendosi nella sua tridimensionalità, in strategica posizione di fronte all'anfiteatro studentesco.
    Tra i banchi del grande semicerchio, si posò un silenzio assoluto.

    " Sono il professor Stainer.
    Buongiorno a tutti.
    Oggi vi parlerò dello status scientifico negl'anni subito successivi al Primo Contatto... "


    Gli schermi incastonati nei banchi di fronte a ciascuno studente si accesero, supportando la lezione dell'Olodocente, con foto, filmati e dati.
    Tranne Adanan, tutti prestavano assoluta attenzione allo schermo e al professore.
    Lui guardava distratto entrambi, ma la mente vagava, fantasticando sulla "gattina" seduta pochi metri dietro.

    An-ny, "la gattina", stava invece attentamente osservando l'unghia con la quale aveva dolcemente stuzzicato la pelle del Terrestre.
    Trasse, dalla piccola borsa, una scatoletta.
    L'aprì, ne prese la sottile pinzetta contenuta all'interno, staccò il pezzo d'unghia finta, e lo ripose in una fiala contenuta anch'essa nella scatoletta.
    Richiuse e la rimise in borsa, quindi continuò a seguire la lezione, con un'aria tra il rassegnato e l'annoiato.
    Le nozioni dalle quali l'attenzione studentesca era calamitata, erano pomposamente "sporcate" dall'impronta umana che ne relazionava.

    - L'etica di questi Terrestri è quanto di più testardamente errato si possa trovare in questa parte di Galassia.
    Sono millenni che vengono redarguiti, e da millenni se ne fregano con un'arroganza veramente stomachevole...-

    Scrollò la testa, quasi a voler scacciare pensieri inopportuni per quel momento.
    Le parole del Docente ripresero ad avvolgerla di nozioni che conosceva a menadito, ma si rassegnò.
    Faceva parte del suo importante compito dover sembrare in tutto e per tutto una laureanda.
    Reprimette ogni altro istinto, e si mise a seguire la (per lei) scontata oratoria.
    Trovò però, nell'anticipare mentalmente gli eventi descritti nella lezione, un accettabile diversivo per combattere le due ore di noia che l'aspettavano:

    "...22 maggio 2071...Scott Linder...Gadariani..."

    Mentre ripassava ciò che la voce dell'insegnante avrebbe detto di lì a poco, la storia umana scorreva tra gli schermi, davanti ad occhi bramosi di sapere.
    Le parole dell'Olodocente si riversavano nelle menti degli studenti, mentre riecheggiavano nell'aula...

    - ...Come già sapete, nel maggio del 2071, dopo decenni di sforzi alla ricerca di altre civiltà nell'Universo oltre alla nostra, si verificò il famoso Primo Contatto.
    Una nave Gadariana partita due giorni prima dalla base di N'damah, sul pianeta Gadar, si inserì nell'orbita terrestre, e fece scendere al suolo la delegazione, accolta tra mille onori militari a New Europe City, allora chiamata Lione.
    Il segnale ricevuto poche settimane prima, era ben chiaro.
    A nome della Federazione dei Mondi, alcuni emissari di vari pianeti venivano annunciati in visita alla nostra Terra.
    Il messaggio conteneva inoltre i dati più accurati sul nostro pianeta che gli scienziati terrestri avessero mai visto.
    Monitorati da milioni di anni, i progressi della razza umana avevano fatto decidere loro che era venuto il momento.
    Avevano ritenuto che anche il nostro popolo fosse pronto per questo enorme, primo balzo. Un salto evolutivo che nelle ere dell'Ogniverso, seppimo in seguito, si ripete sempre allo stesso modo, da sempre e per sempre.
    Una volta che una civiltà evoluta inizia a sviluppare buona capacità di spostamento propulsivo nello spazio, viene contattata, con modi e tempi in ragione di regole cosmiche ormai affinate da miliardi d'anni Terrestri.
    La storia della vita nell'Ogniverso ci venne svelata, come dicevo poc'anzi, da questi popoli d'altre stelle.
    Popoli che si svilupparono molto prima di quanto lo abbia fatto la nostra Razza Umana su questo pianeta.
    Cos'altro abbiamo saputo, dai popoli più evoluti che ci contattarono all'epoca?
    Innanzitutto, che la mappa delle civiltà cosmiche si è arricchita esponenzialmente, soprattutto negl'ultimi 3 miliardi di anni.
    Da quando cioè, in base ai trattati di Hanruh, le 12 tipologie originarie viventi nell'Ogniverso, decisero di mischiarsi tra loro per portare la vita intelligente su altri mondi abitabili negl'interi Cosmi.
    E cosa successe nella nostra società, negl'ultimi anni del XXI Secolo?
    Sappiamo che la scienza di fine 21esimo secolo, reagì in differenti modi alla nuova e sconfinata conoscenza che ci giungeva incontestabile e, per taluni, immeritata.
    Buona parte delle leggi fisiche da noi conosciute, contro ogni previsione al verificarsi di un tale evento, non vennero sbugiardate.
    Il nostro timido percorso scientifico era stato, fin lì, in linea di massima piuttosto corretto.
    Semplicemente ci venne fatto capire che le nostre scienze applicate all'Ogniverso (che allora credevamo Universo), erano paragonabili alla tabellina del due applicata alla fisica quantistica.
    Buona parte della comunità scientifica si trovò di colpo con un pugno di mosche al posto di anni e anni di studi.
    Per molti non fu facile accettare la nuova realtà.
    Una realtà composita e formata da almeno una decina di altre "realtà parallele".
    Luoghi ed epoche dove qualsiasi legge del nostro angolo di Spazio/Tempo non è valida.
    Sono tante le parti dell'Ogniverso, come sappiamo oggi, che sottostanno a leggi fisiche diverse da quelle a cui siamo avvezzi..
    Da questo sopraggiunto crollo delle più ferree certezze, nacque in quei giorni, praticamente dal nulla, la scienza porzionistica.
    Parleremo però più avanti delle migliaia di concetti scientifici che vennero ridiscussi e decostruiti, e dell'annosa divisione tra Pre-Contattisti e Post-Contattisti..... -


    L'esposizione proseguì per un'ulteriore ora e mezza.

    Nello stesso istante in cui i saluti dell'Olodocente rimandavano alla lezione successiva, An-ny si alzò, e ridiscese le scale verso l'uscita dall'aula.
    Ancora una volta, gli occhi di tutti si posarono sulle sue magnetiche forme mentre passava a fianco ad Adanan, irresistibile nel suo armonioso passo Felixiano.
    I due sguardi s'incrociarono nuovamente, e Adanan parve trattenere il respiro.
    Una gomitata leggera.
    Niklas lo riportò alla realtà.

    -Tu sei proprio cotto, 'stavolta!-

    Arrossendo nuovamente, s'impose un sorriso e rispose:

    -Si...è bellissima...-

    Un cenno d'assenso e cambiando argomento, si unirono al flusso di studenti che uscivano dalla Grande Aula Armstrong, dirigendosi poi verso la mensa Universitaria.
    L'ora era quella in cui lo stomaco reclama il suo pranzo, ma Adanan non ne sentiva i morsi. Il suo animo era sbigottito, e ancora cercava una risposta.

    Il magnetico sguardo.
    Quelle parole che gli erano entrate fisicamente in testa.
    Lei lo aveva contattato telepaticamente.
    Fino ad oggi ne aveva solo sentito parlare, della telepatia di alcune razze cosmiche. Ora invece, era intimamente scosso. Sentiva di aver avuto un primo contatto con un "qualcosa" che si annunciava essere molto più grande di lui. Ma non aveva assolutamente idea di cosa potesse trattarsi.

    Solo quelle parole.
    Quel nitido e netto messaggio mentale della Felixiana:

    - Tieniti pronto, il giorno è vicino. Per te nulla sarà più come prima. -

    Entrò nella sala mensa, cercandola con lo sguardo.
    Ma lei non era lì.
    Cercò di pensare ad altro.
    In fondo...se un prossimo incontro ci fosse stato, non lo avrebbe certo deciso lui.
    Si guardò di nuovo intorno, ma la splendida "gattina" decisamente non era in quel grande refettorio.
    S'impose di non pensarci più, almeno per oggi.


    Effettivamente...


    Lei non era più lì.
    Né in quella mensa, né in quell'Università.
    Non era più su quel pianeta, in quel preciso istante.
    Lei, la splendida An-ny, in quel preciso istante...non era neanche più in quel Tempo.

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    ...un anno dopo...


    Anno 2872 - Ultimo giorno del Calendario Cristiano


    Come lui, altri tre milioni di Terrestri erano da poco ricomparsi sulle navi Galattiche posizionate intorno alla Terra, e Adanan era pervaso da un leggero formicolio che stava lentamente svanendo.

    I suoi tratti, ancora percorsi da espressioni di stupore, erano quelli di un bambino al Luna Park.
    Aveva appena provato l'esperienza più sconvolgente della propria vita, trasportato molecolarmente dalla superficie terrestre a quell'immensa astronave; ciononostante ogni sguardo gettato all'interno di quella nave spaziale lo lasciava altrettanto sconvolto.
    Una tecnologia assolutamente futuristica era presente in ogni dettaglio di quell'hangar dove ora si trovava con un migliaio di suoi simili.

    Le domande nella sua mente si stavano facendo troppe, e troppo grandi.
    Su tutte, una in particolare lo attanagliava.
    Perchè lui?
    Non si sentiva affatto speciale, ne il suo curriculum lo era, così come non aveva particolari capacità superiori rispetto alla media dei terrestri.
    Non riusciva proprio a spiegarsi il motivo del perchè era stato scelto tra tanti, quando venne bruscamente interrotto nei suoi pensieri da un suono diffuso.
    Una nota singola, nella quale si intuivano però i mille toni che la componevano, si diffuse per tutto l'hangar.
    Non pareva una nota di allarme, bensì una specie di "suono per attirare l'attenzione".
    Infatti, dopo pochissimi secondi, una voce femminile dall'impronta indefinibile annunciò:


    - Tra pochi istanti, dalle pareti dell'hangar usciranno dei sedili. Vi preghiamo di accomodarvi su di essi, e di indossare i caschi che troverete nell'alloggiamento sopra gli stessi. Questo per la vostra sicurezza durante i balzi spaziali che ci porteranno a destinazione. Entro pochi minuti inizierà il conto alla rovescia pre-balzo. Verrete da noi avvisati quando potrete nuovamente alzarvi dai vostri sedili. Grazie. -


    Lo stesso suono che aveva preceduto la comunicazione, la concluse, mentre dalle alte pareti in metallo del grande spazio vuoto si aprirono varie feritoie.
    Dei pannelli a mo' di sedile, uscirono sull'intero perimetro dell'hangar e, non senza un po' di confusione, il migliaio di umani si accomodò ognuno su di un sedile col proprio casco in testa.
    Come tutti gli altri anche Adanan si sedette.
    Indossò il casco che, una volta agganciato, gli bloccò la testa contro la parete retrostante.
    Un leggero senso di immobilità lo avvolse, mentre si rendeva conto che all'interno del casco un vago odore simile al limone si stava diffondendo.
    Mentre delle cinture di sicurezza automatiche bloccavano il busto, le braccia e le gambe di ognuno, uscendo dalla parete dell'hangar, Adanan ebbe la netta sensazione che qualcosa di strano stesse succedendo al suo corpo.
    La risposta arrivò pronta.
    Un messaggio si propagò nell'aria...o forse solo nella mente. Questo era difficile appurarlo con certezza.


    - Stiamo diffondendo nell'ossigeno che state respirando, delle molecole che aiuteranno i tessuti del vostro corpo a non subire danni durante il balzo gravi-tempometrico che opereremo tra breve.
    Respirate tranquillamente e cercate di rilassarvi.
    Le molecole sono tarate per darvi un leggero senso di stordimento, mentre agiscono fortificando i vostri tessuti. Non riscontrerete nessun effetto collaterale. Buon viaggio... -


    Il countdown scandiva i secondi che li separavano dalla partenza, ma una volta giunto a "meno sei", Adanan ebbe una stranissima sensazione.
    Come se fossero passati interi minuti dal "meno sette". Si disse che non era importante...
    Non immaginava quanto invece lo fosse.

    Meno tre...meno due...meno uno...
    Un turbinio di colori si compose nella sua mente.
    Non osò aprire gli occhi, mentre la sensazione di appartenere e vivere contemporaneamente in svariati punti del Cosmo, lo avvolse di una magnificenza e gioia che mai aveva provato.
    Poi, così improvvisamente com'era iniziato, tutto finì.
    Le cinture si ritrassero, mentre il blocco magnetico liberò l'immobilità del casco dalla parete retrostante...
    Sguardi stupiti, sorridenti e sconcertati erano sulla maggior parte dei visi delle circa mille persone provenienti dalla Terra che affollavano l'hangar.
    Fu mentre anche Adanan si alzava dal suo sedile, dandogli modo di ritrarsi nella parete, che un suono di diversa gravità rispetto a quello precedente si manifestò nell'aria.

    Un manipolo di soldati si precipitò nell'hangar, proveniente da un settore attiguo, e si diresse verso le piattaforme riposizionanti, che in breve fecero scomparire le loro figure, rimaterializzandole in altre parti della nave.
    Un'atmosfera di estrema concitazione e allarme permeava ogni essere in divisa gli passasse a fianco.

    Cosa diavolo stava succedendo?

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    ...a bordo della Katnar Vibes...






    L'Ammiraglio Tanner diede un ultimo sguardo alla Terra, mentre il conto alla rovescia scandiva gli ultimi venti secondi.
    Al suo fianco, in un abbraccio stretto, l'esile figura della figlia Savannah era trasognata e presa dalla meraviglia degli eventi.
    Lo sguardo della bionda Tenente era fisso all'immensa visuale del pianeta che si stagliava sull'intera parete di fronte alla sala comandi.
    Le vennero in mente romanzi fantascientifici d'inizio millennio dove le astronavi descritte avevano forme molto simili a quelle che erano in quel momento proprie alle astronavi galattiche.
    Ricordò l'Enterprise di Star Trek, e si disse che quello schermo davanti a lei, era pressoché identico nelle dimensioni a quello della nave del comandante Kirk.

    Un sorriso le si affacciò sul bel viso, mentre la voce diffusa su tutta la nave scandiva il "meno sette"...
    Fu in quel momento che un sussulto la colse nell'intimo.
    Guardò in alto, sopra la propria figura, verso il viso del padre. Ne colse un moto stupito dei tratti intorno alla bocca.
    Quasi come volesse fermare il conto alla rovescia, il comandante Tanner fece per dire qualcosa...ma non lo fece. Si trattenne pensieroso, e la cosa non passò inosservata a Savannah.
    Quasi tutto il personale di plancia aveva avuto la medesima sensazione, ma nessuno le aveva dato il giusto peso.

    Meno due...meno uno...

    ...

    Colori sconosciuti.
    Sensazione d'ubiquità.

    ...

    Savannah si riebbe dalla sconvolgente esperienza, nel medesimo istante in cui l'ufficiale di rotta con una certa urgenza si rivolse a suo padre:

    -Ammiraglio Tanner...c'è qualcosa che non va...-

    Gli occhi dell'Ammiraglio erano fissi allo schermo principale della sala.
    Correvano da una stella ad un'altra, da una nebulosa ad una costellazione e nulla era per lui riconoscibile.
    L'ufficiale di rotta si rivolse nuovamente al Comandante, dopo aver controllato i dati e le mappe stellari.

    -Ammiraglio...siamo in una zona di spazio completamente sconosciuta. Qualcosa dev'essere andato male nel balzo. Le coordinate non corrispondono assolutamente a quelle inserite per l'arrivo...-

    Tanner era preso da mille pensieri.
    Si rese conto in quell'istante che quella sensazione di poco prima...non era stata solo una sensazione...

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    Terra 2 (La Luna) - Giorno 1 Anno I - Nuova Era







    La trasmissione s'interruppe qualche minuto dopo le parole dell'Ambasciatore Interdimensionale, mentre le telecamere, quasi fuori controllo, riprendevano il caos crescente, nell'aula teatro dell'inaspettato evento.
    L'interruzione fu breve.
    L'immagine sugli schermi olovisivi apparve nuovamente.
    Ora inquadrava la Terra, che nel frattempo era stata avvolta da quello che si poteva definire un alone azzurro intenso, grande circa il doppio del pianeta stesso.
    Su Terra 2 , per ora non si sapeva niente altro se non questo.

    Ma "questo" aveva tutta l'aria di essere un atto d'aggressione d'immane portata, del quale pareva già di conoscere il tragico e apparentemente scontato esito finale. Chiunque fosse davanti ad un olovisore, in quel momento su Terra 2, era pietrificato dalla gravità dell'immagine. Gli sguardi rivolti verso quella che fino ad un istante prima era stata la Terra, urlavano sgomento e rilucevano, colmi di lacrime e di paura.
    Quel gigantesco globo azzurro letteralmente uscito dal nulla, avvolgeva da qualche istante l'intero pianeta, in una morsa che pareva emanare al suo interno delle forti scariche elettriche.

    Vista dalla Luna (Terra 2), quest'immagine era imponente quanto inquietante.
    La quasi totalità della popolazione di 120 milioni di persone che risiedeva su quello che un tempo era un pezzo di brulla roccia, ed era ora un piccolo paradiso dopo la terraformazione di secoli prima, si trovava collegata con l'evento che si stava svolgendo sul pianeta madre.Lo sconforto fu totale quando, una manciata di minuti dopo, l'alone azzurro sparì velocemente.
    Ciò che apparve fu assolutamente...alieno.

    La Terra era totalmente prosciugata nei suoi mari, che avevano lasciato il posto ad un pianeta in piena attività vulcanica, del quale nemmeno si scorgevano più i tratti continentali.
    Mai nulla fu più tetro e definitivo di quell'oscura visione. Nel frattempo le immagini in HD scorrevano anche sugl'oloschermi di Marte.
    La trasmissione era stata ripristinata dagli operatori di Rete Mondo OloTV presenti su Terra 2, e i fotogrammi trasmessi erano sottolineati dalla totale assenza di commento.
    Un'unica didascalia, fissa e ridondante nella sua gravità...

    "A causa di un attacco da parte di forze sconosciute, pochi minuti fa il pianeta Terra ha perso ogni sua forma di vita, e la sua abitabilità."


    -Papà...oh miei Dei...vieni a vedereeee!!!-

    Dalla porta finestra sul giardino la voce del ragazzino lo raggiunse, mettendolo in allarme.
    Fabian lasciò cadere gli attrezzi coi quali stava potando un cespuglietto di more terrestri a cui teneva particolarmente, e si precipitò in casa.
    La bella moglie feliniana e il piccolo Roman erano davanti all'oloschermo. Il viso di lei era solcato da grosse lacrime, mentre con dito proteso e con singhiozzante tremito indicava lo schermo.
    Le immagini di OloMarsTV erano inequivocabili.
    Qualcosa di sconvolgente era appena successo alla Terra.

    -Come??!!....non può essere vero!!!-

    Non sapeva cos'altro dire.
    Tutti i suoi sensi erano presi dalla gravità della situazione, e contemporaneamente dalla profonda e intima certezza che qualcosa non era come sembrava.

    -Selina, amore...non disperarti. Non mi è ancora chiaro il perché, ma sono certo che le cose non sono come sembrano.-

    -Come puoi credere che questo mi faccia stare tranquilla. Come puoi essere così cinico da cercare una spiegazione....a questo!?!-

    La mano di lei, tremante nell'aria, indicava con gesto accusatorio l'apparecchio olovisivo da 70 pollici, come se la colpa di quella sconvolgente immagine fosse anche colpa del marito e di quelle sue parole "superficiali".
    Nelle pupille strette, Fabian lesse tutta la paura della consorte, e fece per stringerla a se. Ma lei lo respinse con un gesto brusco.
    Fabian vide chiaramente l'approssimarsi di un litigio, e pensò che in questo momento non ne aveva nessuna voglia. Mentre gl'insulti di Selina uscivano in successione, indirizzati a lui e al suo presunto pressapochismo, Fabian stava cercando la classica via d'uscita. Non sapeva come spiegarsi, come far capire a Selina che la situazione non era quella che appariva essere.
    In quel mentre, fu "salvato" dalla voce di uno speaker che interrompeva il silenzio della trasmissione che durava ormai da minuti...

    "Circa un quarto d'ora fa, il pianeta Terra è stato avvolto da questo alone azzurrognolo..."


    Il servizio proseguiva nella cronologia degli eventi, ma già da "alone azzurrognolo", il suo cuore terrestre s'era rimesso in pace.
    Lontani ancestrali ricordi...i soliti che riaffioravano da qualche anno, gli indicavano la risposta preservata da una delle sue vite passate.
    Scambio di doppi.
    Una sicura "azione dall'alto".
    Il carisma e la sicurezza che lo caratterizzavano da sempre, furono immediatamente ripristinati.
    Nessuna via d'uscita era necessaria.
    Gli bastò guardarla, prendere il suo viso tra le mani, e dirle:

    -Amore mio, credo sia uno "scambio di doppi"...-

    La felixiana si asciugò le lacrime, e si allontanò leggermente dal viso di Fabian.
    Strinse gli occhi, e inclinò leggermente il capo da un lato. Il suo sguardo indagatore era teso a carpire i reali pensieri del consorte. Gli occhi di lui, fermi e sicuri, sostennero nel miglior modo la "radiografia alle intenzioni" che la sinuosa Selina stava operando.
    Al contempo, nella veloce ed acuta mente di lei, collegamenti logici andavano a chiudere ragionamenti, analisi si completavano e corrispondenze si delineavano tra nozioni di studio e memorie dirette della sua millenaria esistenza.

    -Potrebbe essere...credo tu abbia ragione.-

    -Allora...non sono tutti morti per davvero?!-

    -No, tesoro. Probabilmente no. Andiamo in laboratorio, Fabian? Che dici?-

    -Dico che ci andiamo e di corsa...-

    Uscirono tutti e tre dalla splendida casa, correndo nel vialetto che portava all'altro estremo della proprietà.
    Una costruzione squadrata si ergeva, ricoperta di edera rampicante, a ridosso dell'unità singola d'emergenza.
    Era il bunker salvavita che ogni famiglia sulla Luna aveva a "portata di mano", in caso di danneggiamento o cedimento dell'atmosfera del pianeta o del suo campo magnetico, entrambi indotti artificialmente.
    Mentre apriva la porta del bunker-laboratorio e faceva entrare i due familiari, uno sguardo al cielo lo portò a guardare oltre la semisfera che racchiudeva il loro piccolo mondo.

    Il cielo Lunare era verde. Un verde intenso, solcato da striature azzurre.
    Un effetto dovuto ad una ventosità decisamente eccessiva rispetto al solito, e dai cristalli continuamente sparsi nell'atmosfera artificiale.
    Si chiese se avrebbe visto ancora quel cielo, mentre con un leggero sforzo tirava a se la pesante porta in metallo.
    Si domandò anche se avrebbe rivisto i suoi "fratelli"...
    Scosse la testa, e tornò al presente.
    Ora doveva solo proteggere Selina e Roman da qualsiasi cosa fosse accaduta di lì a poco.
    Lo sentiva e in fondo lo sapeva. Qualcosa d'altro stava per accadere...

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    Terra - Giorno 1 Anno I - Nuova Era


    La rabbia pervadeva tutto il suo essere.
    Il Primo Ambasciatore John Mc Donnely corse fuori dalla struttura in vetro del palazzo delle Ex-Nazioni, con un manipolo di graduati al seguito.Si fermò sul piazzale antistante la splendida costruzione e guardò verso il cielo.
    La nave intergalattica dell'Ammiraglio Tanner era ancora lì, in attesa di partire.
    Il Generale Korok gli si rivolse con tono deciso.

    -Tutto questo è inammissibile, Signore. Un comportamento che richiede vibranti proteste!-

    Con un gesto sdegnato della mano, il Primo Mc Donnely zitti l'alto graduato.

    -Generale, questo non compete certo a lei. Ora si preoccupi di bloccare l'autorizzazione ad ogni volo in partenza dalla Terra, a partire dal visto per la nave di Tanner, la Vibes...è un ordine, Generale.-

    L'intenzionale omissione del titolo "Ammiraglio", evidenziava tutto il disappunto del primo rappresentante Terrestre per la situazione creatasi.

    -Ai suoi ord...-

    Il Generale non poté finire la frase.
    Il cielo, diventato improvvisamente di un blu irreale, si riempì di lampi e saette, che illuminavano di striature verdastre l'alta atmosfera.
    Quasi contemporaneamente la Katnaar Vibes scomparì in un boato sordo e breve, uguale a quello udito quando era arrivata poche ore prima nell'atmosfera.
    Il cielo tornò lentamente ai suoi colori azzurri di sempre, mentre la voce stridula di un bambino a poca distanza dal drappello presidenziale cercava di attirare l'attenzione della propria madre.

    -Mamma, guarda...la Luna è diventata più grande!!!-

    Istintivamente il Primo Mc Donnely indirizzo lo sguardo nella zona di cielo opposta a quella dove fino a pochi istanti prima si trovava la nave intergalattica dell'Ammiraglio Tanner, seguendo la direzione nella quale indicava il bambino.
    Pian piano tutti i presenti sulla piazza, fuoriusciti dal palazzo delle Ex Nazioni, volsero lo sguardo verso quella porzione di cielo.

    Un pianeta con una decina di satelliti naturali e uno splendido insieme d'anelli, si notava alto sull'orizzonte terrestre.
    Guardando poco più in là, altri due pianeti leggermente più distanti avevano colori tra il verde smeraldo e l'azzurro intenso. Parevano essere coperti da nuvole e davano la netta impressione di essere mondi abitabili.

    Una nebulosa di tonalità che abbracciavano tutta la gamma cromatica, era visibile, quasi allo zenith, anche nella piena luce del giorno.
    "Giorno" costituito dalla luce emessa da due stelle molto vicine tra loro, ognuna delle dimensioni di circa metà di quelle del
    Sole.
    Dello stesso Sole, della Luna, e del solito cielo astrale terrestre...nessuna traccia.
    Un silenzio quasi irreale avvolse la piazza e i suoi astanti.
    Nei loro occhi, la medesima domanda.

    - Cosa diavolo succede?! -



    ...continua...




    4 commenti:

    1. Molto bello. Complimenti. Ho dovuto leggere più e più volte varie parti. Ad una prima lettura veramente incomprensibili. Capita la vastità della trama che si sta sviluppando, stai costruendo una idea del universo molto affascinante e complicata.
      Non farci aspettare settimane per il terzo capitolo.
      Firmato: un fans di vecchia data. :-)

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    2. Il racconto diventerà sicuramente più "scorrevole" a partire dal capitolo 3. Un po' di pazienza, per la pubblicazione. la "vita vera" mi lascia molto meno spazio di quello che vorrei, per seguire le mie passioni.
      Grazie per i complimenti.
      A presto!
      Luca F

      RispondiElimina
    3. Grazie, Kirara. Sei molto gentile :-)


      Approfitto per scusarmi con tutti i lettori delle mille imprecisioni che troverete nel testo.
      Sto scrivendo "a braccio", senza avere molto tempo per correggere puntigliosamente.
      Non me ne vogliate... ;-)

      RispondiElimina

     

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